Non sono le barriere architettoniche ma quelle sociali e culturali i veri ostacoli per una persona con disabilità. Ce lo ricorda una bimba di appena nove anni, Elena, residente a Nola. Da sette anni utilizza la carrozzina per spostarsi e così, ogni benedetto giorno, impara già così piccola cosa significhi scontrarsi con l’inciviltà e la disattenzione dei cittadini. Cosa significhi dove programmare qualsiasi uscita, anche la più semplice, o ancor peggio dover rinunciare a certe esperienze (come partecipare alla festa del paese, decisamente poco inclusiva per chi ha problemi di mobilità).
Il video-appello di una bambina disabile | Una lezione per tutti noi
Per questo motivo ha chiesto a sua mamma di filmarla: per lanciare un messaggio, un video-appello rivolto a chi condivide la sua stessa città e incrocia le sue stesse giornate. Un modo semplice e diretto per ricordare l’esistenza di certi diritti, che poi sono i diritti di tutti, visto che un Paese più accessibile è un Paese migliore anche per chi una disabilità come la sua non ce l’ha. Pensiamo a un genitore con un passeggino, a un anziano con un bastone o ad un giovane temporaneamente infortunato.
“Dovete avere più civiltà, più educazione, più rispetto”, dice Elena con fare sicuro e determinato davanti all’obiettivo. “Siete talmente concentrati sempre e solo su di voi che a noi non ci pensate: ma noi esistiamo, fatevene una ragione! Per questo lotterò ogni giorno per dire ‘no’ ai marciapiedi pieni di ogni cosa…”. E qui la lista si fa bella lunga: biciclette, auto, motorini, sedie, tavoli, spazzatura e tanto altro. Nulla di nuovo, insomma. Per non parlare poi del fatto che la maggior parte dei marciapiedi non è dotata di scivolo per accedervi con comodità, e quando accade viene sfruttata quella pendenza come rampa per salire più comodamente con le ruote (ovviamente da parte degli automobilisti incivili).
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Il video, caricato da Pina Batino su Facebook, è diventato virale in poco tempo. Una bella notizia a dimostrare la tanta solidarietà che la ragazzina ha incrociato in questo suo legittimo sfogo. Ma che a pensarci, in fondo in fondo, rappresenta una sconfitta: abbiamo davvero bisogno delle parole di una bimba per aprire gli occhi? Quando impareremo ad alzare il nostro sguardo per osservare intorno ed essere sensibili alle necessità altrui?
Che se è vero che i nostri figli sono i cittadini di domani, è altrettanto vero che rappresentano la speranza in questo nostro presente. L’unica rimasta. E allora alle parole di Elena dobbiamo aggrapparci, con tutta la parte migliore di noi, e sostenerle giorno dopo giorno nelle scelte che facciamo e faremo. Per lei e per noi stessi.