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    Caso Bibbiano, la commossa lettera di un padre affidatario: “Scandalo aberrante, ma non demonizziamo l’affido”

    "L'affido non è un business, ma solo un gesto d'amore": un padre affidatario chiede di non demolire una realtà bellissima come quella dell'affido

    Di Laura Melissari
    Pubblicato il 22 Lug. 2019 alle 12:18

    Il Corriere della Sera ha pubblicato una toccante lettera di un padre affidatario, dopo i fatti di Bibbiano, che stanno scuotendo l’opinione pubblica (qui abbiamo spiegato nel dettaglio tutto quello che è successo).

    “Le notizie che giungono da Reggio Emilia su un sistema deviato negli affidi dei minori sono semplicemente aberranti. Hanno contorni che, se confermati, presentano qualcosa di diabolico […] Detto questo, intravvedo un grande rischio: che la valanga innescata da questa inchiesta finisca per travolgere l’intero istituto dell’affidamento di minori”, si legge nella lettera.

    Il timore di G. è che le dichiarazioni dei politici delle ultime ore, rischino di mettere in discussione il sistema degli affidi, “una realtà che invece andrebbe tutelata, valorizzata e certamente migliorata per quel bene che è capace di creare innanzitutto per i bambini”.

    Secondo il padre, le famiglie affidatarie rappresentano una grande risorsa nel sistema di welfare italiano, preziosa. Intervenire, anche con durezza, ma senza demolire.

    “In una società ormai preda di individualismo esasperato, le famiglie affidatarie sono uno straordinario esempio di amore gratuito, disinteressato, finalizzato al solo bene dei bambini. Un padre e una madre, con figli naturali o meno, aprono le porte della loro casa (e quindi del loro cuore) per accogliere un bimbo o una bimba (o anche più di uno) che in un determinato momento storico non può ricevere l’amore, il calore e l’affetto di una famiglia. E lo fanno sapendo che da un giorno all’altro questo piccolo gli può essere tolto per fare ritorno nel nucleo di origine”, scrive G.

    In Italia il sistema dell’affido ha proprio lo scopo di accompagnare i bambini, in momentanea difficoltà, nella famiglia naturale, quando – e se – ci saranno le condizioni adeguato per farlo.

    “L’affido non è una scorciatoia per l’adozione, né tantomeno un business per intercettare sovvenzioni pubbliche (se è un problema, togliete pure quelle poche risorse che vengono date alle famiglie!); non è una fredda imposizione dello Stato che gode nel danneggiare qualcuno. No, è solo un gesto di amore che nasce da una sovrabbondanza di bene che alberga tra un uomo e una donna, con o senza figli, che può essere condivisa con chi in quel momento ne ha più bisogno di altri”, scrive ancora l’anonimo papà.

    Nella lettera il padre spiega quanto l’affido sia delicato, impegnativo e complesso, ma quanto potere abbia nella tutela dei minori più sfortunati. È necessario certamente prevedere maggiori controlli da parte dei Servizi sociali, e un sostegno alle famiglie affidatarie, senza demolire quanto c’è di buono in questa “bellissima realtà”.

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