Innanzitutto, pensate a un film di zombie. Uno qualunque, tipo “La notte dei morti viventi” di Romero, o “28 Giorni Dopo”, o anche una puntata di “The Walking Dead” che – anche se non l’ho mai visto- ho letto il fumetto e non era male.
Secondo i canoni più consolidati del genere, un giorno il mondo si sveglierà per scoprire che un certo numero di persone si sono trasformate in mostri malvagi e ghiotti di cervello. Inesorabili, gli zombie si muovono in gruppo con grande efficienza, comunicano fra loro con un linguaggio sconosciuto agli umani e minacciano di diffondersi in tutto il mondo, dimostrando il più fiero sprezzo per frontiere e confini politici. Come se non bastasse, questi mostri si riproducono a una velocità straordinaria: basta un morso perché un individuo sano diventi uno zombie nel giro di poche ore. Così, più passa il tempo, più l’orda immonda cresce in dimensioni.
Ecco, l’ascesa degli attori non statali nello scenario politico internazionale può essere descritta più o meno così, come un’Apocalisse Zombie. Dopo secoli in cui gli stati nazionali hanno agito come i soli padroni delle sorti del mondo, la globalizzazione e Internet hanno dato ai singoli un potere fino a poco fa impensabile, portando alla ribalta reti d’individui che si allargano come ragnatele sul globo terracqueo, oltrepassano i confini nazionali e rivaleggiano con le grandi potenze sul terreno politico, economico e, in certi casi, militare.
Certo, non tutti gli attori non statali sono zombie. La similitudine, dello studioso Daniel Drezner, è riferibile soprattutto a soggetti violenti, come reti terroristiche o criminali, mentre moltissimi non state actors hanno finalità nobili e assolutamente legali (basti pensare a ONG come Oxfam). Inoltre, i morti viventi tendono a privilegiare le manifestazioni di piazza tradizionali, laddove queste organizzazioni fanno un uso sapiente di Internet e social media.
Ciò che è certo, però, è che il sistema realista degli stati è stato via via scardinato dall’emergere di una pluralità di gruppi più o meno potenti che, si tratti di solide imprese multinazionali come McDonald’s e Google, o di giovani smanettoni che lottano con le loro tastiere dietro la maschera di Anonymous, non possono essere ignorati quando si parla di politica internazionale.
In “State of Mind” cercheremo di scoprire chi sono i protagonisti di questa rivoluzione. Attivisti, imprese globali, cartelli della droga, hacker e affini avranno qui lo spazio che gli spetta. Perché , se Apocalisse Zombie dev’essere, è meglio farsi trovare preparati.