“Comunicato congiunto della commissione bilaterale tra la Santa Sede e lo stato di Palestina”. Recita così il titolo del primo documento ufficiale dello stato di Città del Vaticano in cui si parla di Palestina come di uno stato e non più come Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp).
L’intesa è frutto di un lungo percorso iniziato con l’accordo tra la Santa Sede e l’autorità palestinese, firmato il 15 febbraio del 2000. I rapporti ufficiali tra la Santa Sede e l’Olp furono stabiliti il 26 ottobre 1994 e in seguito fu costituita una commissione bilaterale permanente di lavoro che portò avanti i negoziati per l’accordo del 2000.
Questo accordo elenca tra l’altro diverse questioni riguardanti la vita della Chiesa e altre materie di comune interesse oltre al modo di sviluppare i temi affrontati, compito che è stato svolto con continuità solo dopo il pellegrinaggio di Benedetto XVI in Terra Santa nel 2009.
I negoziati ripresi nel 2010 hanno portato all’elaborazione dell’accordo attuale che ha come scopo di completare quello firmato nel 2000. Come tutti gli accordi che la Santa Sede firma con diversi stati, quello attuale ha lo scopo di favorire la vita e l’attività della Chiesa cattolica e il suo riconoscimento a livello giuridico anche per un suo più efficace servizio alla società.
Come ha spiegato all’Osservatore romano Monsignor Antoine Camilleri, a capo della delegazione del Vaticano che ha partecipato alla riunione bilaterale: “Il 29 novembre 2012 è stata adottata da parte dell’Assemblea generale dell’Onu la risoluzione che riconosce la Palestina quale stato osservatore non membro delle Nazioni Unite, e lo stesso giorno la Santa Sede, che ha anch’essa lo status di osservatore presso l’Onu, ha pubblicato una dichiarazione”.
“Si segnalava inoltre” – ha aggiunto Camilleri – “che si poteva rispondere adeguatamente ai problemi esistenti nella regione solo impegnandosi effettivamente a costruire la pace e la stabilità nella giustizia e nel rispetto delle legittime aspirazioni, tanto degli israeliani quanto dei palestinesi, con la ripresa in buona fede dei negoziati. Il riferimento allo stato di Palestina e quanto affermato nell’accordo sono dunque in continuità con quella che è stata allora la posizione della Santa Sede”.
Il testo ha un preambolo e un primo capitolo sui principi e le norme fondamentali che sono la cornice in cui si svolge la collaborazione tra le parti. In essi si esprime, ad esempio, l’auspicio per una soluzione della questione palestinese e del conflitto tra israeliani e palestinesi nell’ambito della soluzione a due stati e delle risoluzioni della comunità internazionale, rinviando a un’intesa tra le parti.
Un portavoce del ministero degli Esteri israeliano si è detto “deluso” per la decisione del Vaticano di riconoscere lo stato palestinese visto che “non contribuisce a riportare i palestinesi al tavolo delle trattative” per la pace.
Domenica 17 maggio il Papa incontrerà in Vaticano il presidente dell’Autorità nazionale palestinese Mahmoud Abbas in occasione della canonizzazione di due suore, Maria di Gesù Crocifisso e Maria Alfonsina Danil Ghattas, entrambe nate nei territori palestinesi nell’Ottocento.
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