Nella mia vita, mai avrei immaginato un disastro simile in un posto meraviglioso come Uttarakhand. Quando l’ho visitato la prima settimana di questo mese, avrei potuto difficilmente immaginare che la strada principale sarebbe letteralmente scomparsa 15 giorni dopo.
Ero a Joshimath in visita al nostro partner Jandesh. Laxman Singh, il carismatico leader dell’organizzazione, mi raccontava di come le compagnie che si occupano della costruzione di dighe si stiano letteralmente contendendo il Paese offrendo milioni di rupie in tangenti per riuscire a realizzare i loro progetti. Mi diceva che l’Hymalaya, essendo una catena montuosa molto giovane, è soggetta a nubifragi e relative frane e che l’intera area di Uttarakhand, essendo compresa nella cosiddetta “Zona V”, è a rischio di terremoti.
Nonostante queste condizioni ambientali, il governo di Uttarakhand ha pianificato la costruzione di 508 dighe avviando ben 220 progetti di energia idroelettrica. Considerando l’alto livello di sismicità, l’impatto combinato di queste dighe sulla fragile struttura idro-geologica del paese è enorme. La loro costruzione comporta l’esplosione di alcune parti di montagna per l’apertura di tunnel. Numerosi villaggi hanno subìto ingenti danni legati alle detonazioni: dalle crepe nelle case al drenaggio delle proprie risorse idriche. Sono circa 2.000.000 le persone colpite da questi disagi.
Abbiamo condotto un sondaggio sull’impatto del cambiamento climatico fra le popolazioni di 22 villaggi in sei distretti di Uttarakhand – Nainital, Almora, Champawat, Udham Singh Nagar, Chamoli, Tehri e Uttarkashi. I risultati ci dicono che il cambiamento climatico si sta progressivamente intensificando mentre la capacità di ripresa delle popolazioni si affievolisce. Resta dunque molto da fare per arrestare questo sviluppo asimmetrico basato sulla distruzione ambientale in favore del mero potere e a scapito delle persone.
Volevo conoscere quale fosse la situazione a Uttarkhand dopo il disastro provocato in questi giorni dalle inondazioni dovute alle piogge monsoniche che hanno interessato l’area. I dati di oggi sono agghiaccianti e ci parlano di 5.000 morti, 300.000 persone colpite e circa 10.000 feriti.
Il Progetto della diga Vishnugarh non ha rilasciato acqua sufficiente in tempo ed ha provocato la distruzione dei due villaggi di Lambad e Pandukeswar.
La cosa più preoccupante è l’intensità del disastro: lo scorso anno si verificò in settembre a Uttarkashi e Okhimath. Quest’anno invece siamo solo all’inizio della stagione monsonica e si attendono ancora forti precipitazioni. Laxman ci ha confessato che, proprio a causa delle ulteriori piogge previste dal Dipartimento meteorologico, ci saranno ancora forti nubifragi e smottamenti. Finché il suolo resterà fangoso, le conseguenze di nuove e intensissime piogge potrebbero essere catastrofiche.
Le attuali operazioni di soccorso sono del tutto insufficienti e c’è preoccupazione fra gli abitanti: essi temono infatti che, una volta evacuati i turisti, gli sforzi per riabilitare le popolazioni locali non saranno così immediate. In aggiunta, i corpi straziati delle persone decedute, sono causa di una possibile emergenza sanitaria.
Nel frattempo i nostri partner, specialmente Jandesh a Joshimath, hanno avviato le loro operazioni di soccorso. Il team di Jandesh è stato coinvolto nel salvataggio di 100 persone – sia abitanti locali che escursionisti- rimaste bloccate in un pascolo a 12000 piedi di altezza. La CBO associata con Jandesh ha aiutato i turisti a raggiungere Badrinath. Fra le altre cose, il team di Jandesh ha procurato vestiti per 35 famiglie e ha fornito informazioni ai media sul disastro in corso.
Da 10 giorni le colline di Uttarakhand sono tormentate da nubifragi e inondazioni: resta da chiedersi chi abbia realmente gettato questa splendida parte dell’India e la sua popolazione sull’orlo del precipizio.
Il post è stato realizzato grazie alla testimonianza diretta di Debabrat Patra, Regional Manager nell’ufficio di Lucknow, ActionAid India
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