Non usano automobili, ma carrozze trainate da cavalli chiamate buggies. Si sposano solo a novembre o dicembre, dato che non è periodo di raccolto, e il viaggio di nozze consiste in un tour nelle case dei parenti. Gli Amish hanno un solo motto: nati per costruire granai.
Chi volesse conoscerli, può sentire domani alle 11 il nostro AudioDoc su Radio 3 Mondo.
Oggi vivono in 22 stati degli States, ma dietro il Pennsylvania Duch, il dialetto tedesco che parlano in casa, si nascondono le loro vere origini. Gli Amish americani sono un gruppo protestante che ha le sue radici nella comunità Mennonita europea, nel periodo della Riforma. “Sono nati alla fine del XVII secolo come seguaci del vescovo svizzero Jacob Amman e sono un movimento anabattista che crede che solo gli adulti possano ricevere il battesimo” spiega Lydia, una maestra mennonita che lavora a Lancaster, cittadina a nord di Philadelphia, dove vivono circa 17 mila Amish.
“La loro storia è caratterizzata da peregrinazioni. Appena fondarono le prime comunità furono perseguitati e cercarono riparo nelle Alpi svizzere e in Germania dove iniziarono a dedicarsi all’agricoltura e a radunarsi per pregare nelle case e non nelle Chiese. Anche quando arrivarono qui conservarono le loro tradizioni” spiega Eric, un contadino che lavora a Smoke Town nel mezzo di una comunità Amish. “Rifiutiamo il progresso, non perché sia dannoso in sé, ma perchè ci rende dipendenti dal mondo esterno alla nostra comunità” dice Anne, una signora che non vuole essere fotografata e parla solo a telecamere spente, lontana dagli occhi dei vicini.
No all’elettricità. No a computer e televisioni. No anche a telefono e motorino che potrebbero aprire orizzonti troppo lontani. Sì però a tutti quei surrogati che permettono di vivere dignitosamente anche senza queste comodità. “Vado alla cabina telefonica comunitaria per chiamare e essere chiamato da chi vuole concludere affari” dice Tom, proprietario di un terreno di 70 ettari. “Frigorifero e lavatrice funzionano a gas. Motori a diesel riscaldano l’acqua per il bagno” spiega sua moglie, Kate, fiera di fare della sua famiglia il suo primo ed unico datore di lavoro. Le batterie delle automobili sono poi usate per fare funzionare le macchine da scrivere o le casse che usano i pochi che vanno a vendere i loro prodotti di artigianato fuori dalla comunità.
“Quando il mercato è troppo lontano per essere raggiunto dai buggies, si fanno dare un passaggio da un vicino non Amish” racconta Micheal, uno dei tanti mennoniti della zona che accettano invece di guidare e di parlare con gli sconosciuti. Per gli Amish, le macchine non si possono guidare, ma nessuno proibisce di salire su quelle degli altri. Veto assoluto invece sui mezzi di locomozione a due ruote, troppo appetibili agli adolescenti che potrebbero allontanarsi. Nei dintorni di Lancaster è un continuo sfilare di monopattini con ruote leggermente più grandi a quelle che usano i nostro bambini. “Sono i nostri scooter” dice sorridente Patrick, un ragazzo che è appena tornato dal rumspringa, il periodo di sabbatico che marca il passaggio dall’adolescenza alla fase adulta.
“ A una certa età, i ragazzi si allontanano dalle loro comunità, conoscono i piaceri che offre il mondo esterno e finiscono per socializzare con persone al di fuori del loro circolo” spiega sua mamma. Molti infatti si spogliano dei loro vestiti tradizionali – abiti sobri e scuri per le donne che tengono i capelli legati in un concio coperto da un velo e pantaloni con bretelle e cappello per gli uomini- e indossano abiti a noi comuni. Finito il sabbatico, i giovani decidono se iniziare una vita nuova al di fuori della loro comunità o tornare a casa per battezzarsi, aderire totalmente alla vita comunitaria – che punisce con una specie di scomunica chi non rispetta il regolamento dettato dall’Ordung- sposarsi e farsi crescere la barba, come impone la tradizione agli uomini sposati.
A rumspringa terminato, il 90% degli Amish adolescenti decide di tornare all’ovile, convinto che la semplicità della vita comunitaria lo renda più felice dei piaceri esterni. Ci si sposa e si mette su una famiglia composta da almeno sei figli. È questo il primo fattore che spiega il costante – e impressionante in questi tempi- aumento della popolazione Amish.
“All’inizio degli anni 90 erano circa 100 mila, ma in questo ventennio sono più che raddoppiati e ora gli Amish sono circa 250 mila. Il tasso di natalità non è l’unico fattore che spiega il boom. Le condizioni economiche e sociali di questa comunità sono infatti tutt’altro che deludenti” spiega Jill, antropologa che da anni lavora a diretto contatto con questa comunità. Il reddito medio di un Amish equivale infatti al 93% di quello nazionale e anche se una sentenza della Corte Suprema del 1972 permette ai bambini di andare a scuola solo fino all’ottavo grado, tutti trovano lavoro. “Quando devo assumere un dipendente, non trovo alcuna differenza tra un ragazzino che ha frequentato le scuole Amish e un americano che è stato sui libri fino a 18 anni” spiega Shean, un abitante di Lancaster che si è impegnato a fare conoscere la comunità ai turisti di passaggio.
“Gli Amish non amano parlare con il mondo esterno, ma sono pienamente integrati nella società. Sono da sempre obiettori di coscienza e non fanno il servizio militare, ma pagano le tasse. Tradizionalmente non votavano, ma ora alcuni iniziano a partecipare alle elezioni amministrative” continua Shean.
Anche in questo mondo paradisiaco che sembra passato indenne al ritmo incalzante della modernità esiste però qualche problema. Ci sono state retate all’interno delle comunità, guidate da uomini che hanno voluto offendere gli uomini sposati, tagliandogli la barba.
“Non tutti capiscono la nostra cultura” dice un guidatore di buggies che guarda il suo Gps. Quando gli si chiede a che cosa gli serve un navigatore su una strada di campagna che percorre quattro volte al giorno la risposta è semplice come la sua quotidianità “Mi diverto a guardare questo aggeggio.”
(Questo articolo è stato pubblicato sul Messaggero l’estate scorsa)
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