Karl Rove è uno degli strateghi più rilevanti e autorevoli del Partito Repubblicano. È stato consulente di George W. Bush per quasi 15 anni, contribuendo a tal punto ai successi elettorali di W. da essere definito dall’ex presidente come “l’Architetto”. Non solo ha dettato la linea, ma ha anche sempre avuto il polso della situazione, comprendendo nuove tendenze e l’opinione degli elettori.
Per questo oggi in America tutti parlano della sua ultima uscita. A un programma televisivo dell’ABC, parlando di matrimoni omossessuali, ha risposto così ad una domanda:
— George Stephanopoulos: «Può immaginarsi, nella prossima campagna presidenziale repubblicana del 2016, un candidato che supporti apertamente i matrimoni omossessuali?»
— Karl Rove: «Sì, posso».
Risposta secca. Apriti cielo. Non per forza il candidato presidenziale, specifica ore dopo Rove, ma uno dei candidati alle primarie, sì. Perchè no.
Ad oggi al Congresso solo un Senatore repubblicano è a favore dei matrimoni gay, Rob Portman, che ha recentemente cambiato opinione in seguito al coming out del figlio (la storia l’ha raccontata molto bene Gramellini la scorsa settimana). Ma il trend, appunto, sta cambiando.
L’elettorato, prima di tutto, scalcia. Se fino all’anno scorso non c’era dubbio alcuno sul fatto che la larga maggioranza degli elettori del GOP fosse contro qualsiasi concessione al mondo LGBT, da qualche mese a questa parte le cose stanno cambiando. Il 58% della popolazione, sondaggio Washington Post, è a favore dei matrimoni omossessuali e solo il 36% è contro. Tra le file di chi ha votato repubblicano il dato si rovescia, 34% a favore e 56% contro; ma il gruppo pro-gay è in crescita.
Soprattutto tra i giovani: l’81% la popolazione sondata tra i 19 e i 29 anni supporta i matrimoni dello stesso sesso al 81%; così come il 52% dei repubblicani tra i 19 e i 49 anni.
E poi ci sono i soldi. Dalle coste (Ny e la Florida a est, la California ad ovest) giunge voce che qual ora i repubblicani cambiassero opinione sulla questione omosessuale, si sbloccherebbero tutta una serie di finanziamenti. Due i motivi: la convizione che siano i valori giusti da inseguire e, più pragmaticamente, la consapevolezza che sia più probabile tornare a vincere con queste nuove idee.
Insomma, il vento sta girando. Il Partito Democratico di Obama se ne è accorto, tant’è che tutti si stanno convertendo in fretta e furia e iniziano a difendere i diritti LGBT (ultima e importantissima la decisione pro-gay di Hillary Clinton).
Il Partito Repubblicano è in cerca di nuovi consensi, in cerca di leader giovani e forti e in cerca di una linea più fresca, che punti meno sulla solida ma sempre meno rilevante base WASP (Bianco Anglo-Sassone Protestante). Perchè non lanciarsi nella mischia, allora? Il campo dei diritti civili non può essere di esclusiva democratica, bisbiglia qualcuno tra le fila del partito dell’elefantino. La riconquista della Casa Bianca potrebbe passare anche per la questione degli omossessuali?
Sì, potrebbe.
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