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Udienza con il Dalai Lama

Il leader religioso tibetano incontra gli stranieri a Little Lhasa

Di Ugolino Vivaldi
Pubblicato il 1 Giu. 2014 alle 14:35

Per la prima volta negli ultimi quattordici anni il Dalai Lama ha concesso un’udienza pubblica a tutti gli indiani e gli stranieri di passaggio attraverso McLeod Ganj. Un evento straordinario, a cui hanno partecipato duemila persone che hanno cominciato la giornata alle sei del mattino, mettendosi pazientemente in fila davanti al tempio intitolato alla reincarnazione umana della compassione – Chenrezig – ovvero il Dalai Lama.

Dopo due ore di attesa, la compassione fatta persona fa il suo ingresso nel tempio seguito da un’ampia scorta. Senza fretta compie il giro di tutto il cortile, lasciando che i fotografi scattino le foto ricordo per i tanti turisti accorsi, stringendo la miriade di mani tese verse di lui. Tenzin Gyatso, 78 anni e un numero non facilmente definibile di reincarnazioni alle spalle, sembra molto stanco a vederlo da vicino. Il suo volto è pallido, i muscoli facciali perennemente contratti in un sorriso senza naturalezza mentre le guardie del corpo lo spingono prima a destra e poi a sinistra.

Al termine delle foto di rito il Dalai Lama prende posto sul palco da cui terrà un breve discorso. Una decina di uomini lo circondano, alcuni in divisa, altri in borghese, armati con pistole e fucili. I loro sguardi si spostano nervosamente avanti e indietro tra la folla sottostante e sua santità.

Appena ha inizio il discorso, tutta la stanchezza sembra scomparire dal volto della massima carica religiosa tibetana. Per lui hanno preparato una sedia e qualche cuscino, ma durante tutti i tre quarti d’ora del suo discorso il Dalai Lama rimarrà in piedi, prendendosi una breve pausa soltanto per asciugarsi la fronte imperlata dal sudore.

La semplicità delle sue parole e il noto senso dell’umorismo lo rendono un eccellente oratore. Questa volta i suoi sorrisi e le sue risate sembrano sincere. Ma soprattutto, il leader tibetano parla senza peli sulla lingua, senza appellarsi al dogma o alla religione come via di fuga dai problemi terrestri – come purtroppo si sente fare spesso a tanti, troppi, leader religiosi.

Chi non lo ha mai sentito parlare si sorprende un poco quando lo sente dire che “se dio fosse stato in grado di creare un mondo governato dalla pace, l’avrebbe fatto diversi secoli fa, l’uomo prega dio da tantissimo tempo!” Il Dalai Lama è un uomo di fede, ma anche un leader che sa essere straordinariamente pragmatico. Per questo ricorda a tutti i presenti che “la pace nel mondo non arriverà attraverso le preghiere: la differenza la dobbiamo fare con le nostre azioni”.

La religione, tuttavia, rimane un fattore importante secondo il Dalai Lama. Nella tradizioni secolare “i sistemi scolastici sono orientati esclusivamente verso i valori materiali. Non si discute mai dei valori dell’individuo. Di questi tempi è soltanto la tradizione religiosa che si preoccupa di concetti come l’amore, la compassione, il perdono e la tolleranza”.

Ѐ facile però usare il proprio credo religioso come scusa per le proprie azioni. Succede spesso, dice il Dalai Lama, che “due paesi siano in guerra l’uno contro l’altro, e tutti e due pregano dio. Penso che dio sia confuso al riguardo! A chi deve dare la sua benedizione, quale dei due deve aiutare?”

Prosegue quindi sottolineando la differenza fondamentale tra la religione e le istituzioni religiose: “la religione significa amore, chi può essere contro l’amore?” Le organizzazioni, invece, sono create dagli uomini, e spesso sono corrotte. “Se essere religiosi fosse in sè una garanzia per avere forza interiore e dei solidi principi morali, tutti gli uomini di fede dovrebbero essere delle persone estramente oneste e piene di compassione. Non è questo il caso”, sostiene Tenzin Gyatso.

La corruzione non rappresenta soltanto un problema per gli altri, a dispetto della visione romanticizzata dei tibetani che si è sviluppata specialemente nell’occidente: “questo succede anche nel Buddhismo. I Lama e i Geshe a volte sfruttano i loro seguaci,” sostiene il Dalai Lama.

Nulla di straordinario, è vero. Ma forse è proprio questo il merito più grande di quest’uomo eccezionale, quello di invogliare chi lo ascolta a riflettere sui temi più semplici, che spesso e volentieri siamo portati ad ignorare o a considerare banali nella nostra frettolosa vita quotidiana.

P.S. Per il resto del discorso del Dalai Lama, invito chiunque fosse interessato a guardare il video qui sopra.

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