È ritenuto uno dei paesi culturalmente più aperti dell’Africa, ma quando si parla di tutela dei diritti delle donne la Tunisia rimane ancora legata a molte tradizioni di carattere religioso.
Tra queste c’è l’idea che le donne debbano arrivare vergini al matrimonio.
Se una donna ha già perso la verginità prima delle nozze, la legge tunisina prevede che il marito possa chiedere e ottenere il divorzio. Questa normativa sembra essere ampiamente condivisa dai tunisini stessi. Secondo una ricerca condotta nel 2013 dal Pew Research Center, l’89 per cento dei tunisini reputa ancora “moralmente sbagliato” il sesso fuori dal matrimonio.
La prova fisica della verginità costituisce un elemento cruciale per lo sposo e la sua famiglia. Per questo motivo – secondo i dati resi noti da alcune cliniche tunisine – è in aumento il numero delle giovani tunisine che si recano dal ginecologo per chiedere un intervento di imenoplastica.
Questa operazione consiste nella ricostruzione chirurgica dell’imene, la parte della vulva che protegge l’apertura della vagina. La presenza di un imene intatto sarebbe infatti garanzia di verginità.
Non esistono dati precisi sul numero di ragazze che scelgono di affrontare l’operazione. Molte donne temono il giudizio delle famiglie e dei fidanzati. Si rifiutano di parlare. Anche quelle che lo fanno chiedono che la loro identità rimanga segreta e che i dettagli delle loro storie non vengano divulgati.
La Bbc ha raccolto la testimonianza di Yasmine – nome scelto per proteggere la sua privacy –, una donna tunisina di 28 anni, cresciuta in una famiglia liberale. Dopo aver vissuto all’estero per qualche anno, Yasmine è tornata nella sua terra di origine, dove si sposerà tra due mesi.
La sua paura più grande è che il suo futuro marito possa un giorno scoprire la verità sulla sua vita sessuale passata, e che possa rifiutarsi di sposarla. O peggio, possa chiedere il divorzio e lasciarla.
“Ho avuto una relazione con un uomo una volta”, confida Yasmine fuori dalla clinica in cui sarà sottoposta all’operazione di imenoplastica. “A quel tempo non potevo immaginare quanto fosse forte la pressione nella società e quali potessero essere le conseguenze. Così adesso ho paura. Se lo rivelo al mio fidanzato, sono quasi sicura che il matrimonio sarà annullato”.
L’intervento, che richiede circa mezz’ora, costerà a Yasmine quasi 400 dollari, che ha faticosamente risparmiato nel corso dei mesi, tenendone all’oscurso la sua famiglia e il suo fidanzato.
Il ginecologo al quale Yasmine si è rivolta afferma di eseguire almeno due imenoplastiche a settimana, a differenza di molti suoi colleghi che, in nome della tradizione, si rifiutano di eseguire l’operazione sulle proprie pazienti. Quelli che acconsentono, però, operano spesso in condizioni lontane dagli standard minimi di igiene
La sociologa Samia Elloumi ha fatto riferimento ai dati sugli interventi per evidenziare la profonda contraddizione che attraversa la cultura tunisina.
“Nella società tunisina, una società aperta, stiamo diventando ipercritici”, spiega Elloumi. “C’è una sorta di predominante conservatorismo sociale difficile da giustificare, poiché asseriamo di vivere in una società moderna. Ma di moderno c’è davvero poco quando si parla di sessualità ed emancipazione femminile”.
La posizione degli uomini tunisini sull’argomento oscilla tra condanna e comprensione.
Alcuni, come lo studente Hichem, sostengono che la verginità della promessa sposa sia fondamentale. “Se dopo il matrimonio scoprissi che mia moglie non è vergine, non mi fiderei più di lei”, dice riferendosi alla donna che sta per sposare. “Lo considererei un tradimento. E non credo nelle operazioni di imenoplastica: non penso funzionino”.
C’è chi, come il ragazzo che gli siede accanto, Radhouam, sostiene che le tradizioni tunisine siano troppo restrittive per le donne. “Gli uomini possono fare sesso liberamente prima del matrimonio, quindi perché incolpare le ragazze se fanno lo stesso?”.