Un barista in Tunisia è stato arrestato dalle autorità per aver tenuto aperto il suo locale durante le ore di digiuno del Ramadan.
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A denunciare l’accaduto è stata la Ong Human Rights Watch (Hrw), che spiega che l’uomo arrestato gestiva un bar a Qayrawan, una città nell’area centro-orientale della Tunisia.
Le autorità hanno fermato Imed Zaghouani con l’accusa di oltraggio alla moralità pubblica il 18 maggio 2019: la polizia è arrivata al Café de Damas di Qayrawan e, dopo aver chiesto ai presenti i documenti di riconoscimento, ha ordinato all’uomo di chiudere il locale.
Zaghouani si è rifiutato di obbedire, ma la polizia si è presentata nuovamente al locale il giorno seguente, sempre durante le ore di digiuno del Ramandan, e ha arrestato Zaghouani.
Il barista il 20 maggio è stato poi portato davanti a un pubblico ministero: a quel punto gli è stato ordinato di rimanere in custodia fino alla sua apparizione in tribunale, fissata per il 29 maggio.
Dopo dieci giorni in carcere, l’uomo è stato condannato a un mese di carcere e 300 dinari di multa (circa 100 dollari, ndr).
La direttrice di Hrw per Nord Africa e Medio Oriente, Lama Fakih, ha commentato così la vicenda: “La Tunisia non ha alcuna legge che richieda la chiusura dei caffè durante le ore di digiuno, riconoscendo così gli stessi diritti per chi digiuna e le persone che non digiunano”.
“Perché i tribunali fanno riferimento a una vaga legge sulla moralità per calpestare questi diritti?”.
Il riferimento è agli articoli 226 e 226 bis del codice penale, che regolano la “pubblica indecenza” e “il pubblico disprezzo della moralità”, ha spiegato l’avvocato del commerciante, Hamdi Yousfi.
Una denuncia simile era giunta anche dalla Lega tunisina per i diritti umani (Ltdh), che in un comunicato ha espresso il “rifiuto a ogni violazione delle libertà individuali”, e ha denunciato le intimidazioni giunte dalla polizia contro i gestori di caffé aperti durante il giorno in occasione del Ramadan.
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