E’ difficile immaginare che uno degli eroi della televisione 2013 sia uno dei più grandi maghi del marketing vissuto tra Ottocento e Novecento! Lui si chiamava Henry Gordon Selfridge e fu un funambolico genio autore delle più spericolate imprese commerciali tra Londra e New York e anche l’autore delle più diffuse citazioni del marketing. “Il cliente ha sempre ragione” è farina del suo sacco, insieme a molti altri tormentoni del marketing a basso tasso culturale.
Il marketing fa spettacolo: dai cow-boys ai marketers, da John Wayne a Don Draper, è la startup che pone l’equazione: “business = style”. Punto. C’è voglia, c’è fame, c’è bisogno di marketing e grandi imprenditori, gli unici che possano sfidare e vincere la crisi, umana ed economica.
finora nessuno si era accorto di Mr. Selfridge e delle sue genialate commerciali, scaturite all’inizio del Novecento, culminate prima con i ruggenti anni Venti e poi stroncate dalla Grande Depressione e dalla Seconda Guerra Mondiale. Ascesa, fasto e declino di un uomo che costruì la sua fama mondiale e la storia del marketing, rovinando la sua vita. Ma fino all’anno scorso, nessuno se lo filava nemmeno di striscio. Poi alla fine del 2012 è pubblicato “Shopping, Seduction & Mr. Selfrige”, il perfetto romanzetto femminile (ne è autrice Lindy Woodhead).
Ad occhio e croce Mr. Selfridge sarebbe il papà di Don Draper. Stesso profilo sociale da arrivisti in perfetto stampo evoluzionista darwiniano; stessa inclinazione a sbattersi pletore di donne dalla psicologia troppo uterina sbattendosene poi degli effetti riproduttivi, leggi figli e figliastri. E poi corse di cavalli, scommesse, alcol, potere… Mr. Selfridge, bello e dannato, l’ideale bisnonno di Christian Grey per cinquanta sfumature di grigia fantasia sadomaso. Ma perché i pubblicitari, i marketers, i capitani d’impresa devono essere oggi dipinti come umanamente squallidi? Domanda collaterale: perché oggi lo squallore affettivo e morale attira così tanta attenzione? Cioè: fare comunicazione è un mestiere che richiede egoismo e misoginia?
Finale a doppia faccia. C’è una nota agrodolce: è impossibile negarlo: il passato, il vintage, il matusa va di moda. Fa tendenza e piace, anche se parliamo ormai di cadaveri divorati dai vermi del terreno e dell’oblio. Ma c’è anche una nota dolcissima: basta con i telefilm anni ’70 tutti pistole e inseguimenti. Qui la televisione si è raffinata, si è emancipata dagli stereotipi catodici dell’età giurassica durata fino all’altro ieri.
Almeno in tv, il pubblico vuole gente col cervello carico di idee e di audacia. Meno super-eroi e più super-uomini. Nietzsche ringrazia! Like it!