Si fa presto a dire “con le dimissioni di Terzi almeno ci siamo resi conto di avere un ministro degli esteri” in un paese dove, dalla fine della Guerra Fredda ad oggi, non si parla quasi mai di politica internazionale.
L’affaire Terzi è interessante invece per due ordini di fattori: in primo luogo si tratta di una vicenda inedita dal punto di vista istituzionale, in secondo luogo sarebbe interessante cercare di scorgerne le conseguenze politiche.
L’ambasciatore nobiluomo ha stregato tutti con dimissioni a sorpresa, in Parlamento e in diretta televisiva. Particolare che ha fatto letteralmente imbufalire Monti e il Capo dello Stato.
Ma la cosa più interessante stà nelle reazioni alle sue dimissioni. Con tutto l’emiciclo destro che applaudiva l’atto deciso del ministro. L’emiclo destro.
Terzi. Il brillante rampollo della famiglia Terzi di Sant’Agata, proprietaria di una villa nel bergamasco.
Terzi. Il diligente studente di legge che in gioventù, assieme alle prime passioni adolescenziali, scorse un suo debole per la politica, per Alfredo Covelli e per quell’estrazione della cultura monarchica italiana che nel non troppo lontano 1972 scelse la coraggiosa fusione col Movimento Sociale.
Terzi. L’ambasciatore che a Geruselemme fece da apripista al discorso finiano del “fascismo come male assoluto” (nipoti di attrici premio Oscar ancora si ricordano di quel gesto).
Infine Terzi come il ministro che tentenna di fronte alla vicenda dei due Marò. Ma anche quello che sostiene tutto il governo nel suo placet alla Palestina come membro osservatore delle Nazioni Unite. Provocando cori sdegnati dalle file del PdL. Dell’emiciclo destro.
Ora per il centrodestra italiano è il novello eroe, l’uomo che si scaglia fino all’ultimo contro il clima d’austerity in salsa montiana. Anche sul fronte della politica estera.
Altri fini (con la F minuscola)? O un seggio parlamentare o la candidatura a sindaco nella sua Bergamo al posto del commercialista, anche lui ex Msi, Tentorio.
Con quest’ultima ipotesi che spingerebbe la vicenda Terzi nella farsesco spicciolo. Quasi allo stesso livello della vicenda dei due fucilieri di San Marco.
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