A Mogadiscio il romanticismo è morto tanto tempo fa. Ucciso da una guerra infinita, che ha travolto un’intera generazione e più. Due decenni di anarchia, dominati da signori della guerra e in cui ogni forma di espressione artistica è stata annichilita dall’applicazione integrale della sharia.
Mohamed Mahamoud Sheikh, venticinque anni, ha cosi deciso di tornare a casa, per provare a cambiare le cose. Nato in Italia da genitori somali e cresciuto in Tanzania, ha lavorato a Dubai prima di lasciare la diaspora e aprire una lavanderia a secco a Mogadiscio. La prima in città.
Adesso vuole rilanciare un altro settore, quello dei fiori. Perchè, sostiene, curare l’anima e i sentimenti vuol dire migliorarsi come persone. “Venti anni di guerra ci hanno sicuramente reso più aggressivi” ha dichiarato al Guardian tempo fa. “Ora dipende tutto da noi. Se vogliamo la pace dobbiamo svegliarci e dire che ne abbiamo abbastanza”.
Ha cosi cominciato a importare piante e fiori da Tanzania e Regno Unito. E ora utilizza additivi chimici per garantirne la conservazione. Ed evitare, come gli è capitato, che il corteggiatore di turno abbia dovuto attendere una settimana per regalare fiori freschi alla sua amata. Parte dei suoi ricavati li utilizza per comprare abbigliamento da distribuire in un campo per rifugiati.
Ma il suo progetto va al di là. Mohamed vuole riportare a Mogadiscio le palme, gli alberi, gli spazi verdi. Farla ritornare come era una volta. La capitale è ancora semi distrutta, sporca e polverosa. L’intervento militare di Amisom ha riportato la stabilità in alcune aree del Paese, e nella capitale già da un anno cominciano a riaprire alcune attività commerciali. Fare in modo che le persone possano regalare un fiore a una persona cara, mettere una pianta sul balcone di casa non è solo romanticismo, è umano.
“Non vedo l’ora che sia S. Valentino” dice Mohamed. Il ritorno alla normalità passa anche da questo.
La pagina Facebook di Mohamed: https://www.facebook.com/AmberGardensFlorists
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