In Argentina le chiamano “pueblada”. Accadono frequentemente, soprattutto come reazione a crimini commessi contro giovani e bambini. Si tratta di manifestazioni, per lo più spontanee, che spesso degenerano in scontri, e sorgono rapidamente in piccole città per protestare contro le autorità locali. In questo caso è successo nel comune di Junin, nella provincia di Buenos Aires, dove centinaia di cittadini sono scesi in piazza per opporsi alla ‘incapacità’ della polizia bonaerense.
Sabato scorso, durante un furto in una piccola bottega di quartiere, l’adolescente Karen Campos è stata raggiunta da una pallottola esplosa da uno dei malviventi. La diciassettenne lavorava come cassiera nel negozio, e sarebbe stata uccisa mentre cercava di ricorrere alla pistola elettrica che i padroni del locale le avevano lasciato per difendersi, in caso di rapina.
La sera stessa i vicini si sono presentati al quartiere della polizia, denunciando la complicità delle forze dell’ordine con piccoli criminali del paesino e chiedendo spiegazioni sull’accaduto. Si tratta dell’undicesima vittima nell’ultimo anno a Junin, e in questo caso la furia è esplosa quasi subito. Gruppi di giovani hanno cominciato a incendiare macchine nei pressi della caserma, e in pochi minuti una pioggia di pietre e bottiglie ha distrutto tutte le finestre della facciata. Con alcune molotov, sono riusciti ad appiccare le fiamme persino dentro gli uffici dello stabile: i poliziotti hanno risposto con pallottole di gomma e manganellate.
La scena si è ripetuta domenica notte, quando, durante una manifestazione convocata attraverso i social network, i cittadini di Junin hanno messo a ferro e fuoco il quartiere in cui si trova la caserma. Già lunedì mattina, 300 agenti della polizia della provincia di Buenos Aires si sono trasferiti a Junin per proteggere lo stabile.
La politica dettata dal ministero della Sicurezza della provincia è al centro di forti critiche. Già da mesi il ministro Ricardo Casal riceve la disapprovazione di diversi settori politici – tra cui quella della presidente Cristina Fernandez, alleata del governatore durante le ultime elezioni del 2011- e della popolazione in generale. Da una parte, i settori conservatori chiedono una mano più pesante contro la criminalità. Dall’altra, si rimproverano le violazioni dei diritti umani commesse dalla polizia della provincia e l’”autogoverno” delle forze dell’ordine, legato a una logica militare e rigida contro i settori popolari.
Sebbene i quattro individui sospettati di aver preso parte alla rapina di Junin siano già stati catturati, il dibattito sulla politica di sicurezza nella provincia più popolosa del Paese (la metà degli argentini vive nella provincia de Buenos Aires) è oggi uno dei temi più caldi, in un anno dove tutti i partiti si preparano per le elezioni di ottobre.