Cosa sta succedendo al clima? La “profezia” di Greta Thunberg si sta avverando
Cosa sta succedendo al clima? Che qualcosa stia accadendo è sotto gli occhi di tutti e la domanda è sempre più frequente, ad ogni latitudine. Ma non tutti sanno darsi una risposta. E “in un mondo che si scioglie”, come dice Luca Fraiola su Repubblica di oggi, il messaggio della sedicenne svedese Greta Thunberg diventa praticamente una profezia.
Ondata di caldo in tutta Europa
In questi giorni l’Europa è stata travolta da un’ondata di caldo eccezionale. E ora attende, col fiato sospeso, il maltempo previsto per il prossimo fine settimana.
A Parigi, secondo quanto ha reso noto su Twitter Météo France, ieri è stato battuto un nuovo record di calore, con 42,4 gradi registrati alle ore 15:20. Un livello mai raggiunto prima, almeno a Parigi.
Giornata di caldo torrido con temperature che hanno superato i 40 gradi anche per Belgio e Olanda. A soffrire del gran caldo, oltre che i residenti ed i turisti, anche la rete ferroviaria belga le cui rotaie sono adattate per sopportare temperature medie di 25 gradi centigradi, scrive l’agenzia Belga.
In Germania nuovo record storico: a Geilenkirchen, nel Nord Reno Westfalia, sono stati raggiunti 40,5 gradi. E il caldo ha raggiunto anche il Regno Unito, in particolare in Inghilterra, con la punta massima certificata a Cambridge a quota 38,1 gradi, con il record nazionale assoluto di caldo sfiorato di meno di mezzo grado rispetto ai 38,5 di 16 anni fa.
Anche in Italia è allerta caldo, con 14 città bollino rosso.
La situazione meteo è stata segnata da disagi, allarmi sulla salute pubblica e consigli medici.
La profezia di Greta Thunberg
Caldo record. Freddo intenso. Bomba d’acqua. Grandine gigante. Anche il linguaggio con cui descriviamo il meteo sta cambiando, cercando di descrivere i mutamenti climatici degli ultimi anni.
Non basta più dire pioggia, ma spesso è acquazzone. E, a seguire, allagamenti, smottamenti, frane. Non è più solo vento, ma tempesta, bufera, tromba d’aria. E non è più solo caldo, ma è afa, picco di calore, aria infuocata.
Non è più soltanto una questione sintetizzabile in “non ci sono più le mezze stagioni”, il vero problema sono gli eccessi e l’alternanza di questi.
Ecco perché il messaggio di Greta Thunberg – praticamente una profezia – diventa così importante. Ed ecco perché non bastano spiegazioni semplicistiche per appoggiarlo o screditarlo, come vogliono fare i cosiddetti “gretini”.
Non basta citare le temperature bollenti di ieri – che hanno interessato gran parte d’Europa, Italia compresa – per affermare che la giovane svedese Greta ha ragione e che il riscaldamento globale esiste ed è un problema da affrontare al più presto.
Così come non basta fare come il presidente degli Usa Donald Trump, da sempre esponente dei negazionisti delle tematiche ambientali, e citare le ondate di freddo senza precedenti di questo inverno – lui ha preso d’esempio quelle di Chicago, negli Stati Uniti – per dire che Greta si sta sbagliando, che sta esagerando, che è una sedicenne invasata in cerca di notorietà.
Greta Thunberg ha un merito: con la sua “profezia”, con la sua tenacia, con il suo esempio ha alzato un velo e ha costretto le Istituzioni mondiali a occuparsi del cambiamento climatico.
Cosa succede al clima, i dati e gli studi
Sicuramente, serve subito un’assunzione di responsabilità da parte dell’uomo e delle società mondiali. E lo dimostrano tre studi, pubblicati su Nature e Nature Geoscience, condotti da un team internazionale di ricercatori, che hanno ricostruito l’andamento del clima degli ultimi due millenni.
La conclusione è comune, come spiega un altro articolo di Repubblica: non c’è mai stato un periodo della storia in cui il clima è cambiato così velocemente e in maniera così comprensiva su scala globale come negli ultimi decenni.
Da dove ripartire
Ed è da qui, quindi, che bisogna ripartire. Perché da qualche parte bisogna pure partire.
Magari seguendo l’esempio di Greta Thunberg, che propone un cambio di stile di vita. O magari seguendo l’esempio degli Stati che si impegnano a tagliare le emissioni di Co2, come ha chiesto il Nobel per l’Economia 2018 William Nordhaus.
Ci vorranno scelte politiche coraggiose, capaci di investire su rinnovabili ed efficienza energetica, per puntare ad una crescita sostenibile reale.
Certamente, ciò che non serve, è una raffica di tweet privi di fondamento scientifico.
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