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Paradossi di un boicottaggio

Considerazioni sul no alle Olimpiadi Sochi del Presidente tedesco Joachim Gauck

Di Nicola Sbetti
Pubblicato il 10 Dic. 2013 alle 15:16

Nei giorni scorsi il Presidente tedesco Joachim Gauck è stato il primo personaggio politico di rilievo internazionale ad annunciare dalle pagine del settimanale “Der Spiegel” il proprio boicottaggio delle Olimpiadi invernali, che si terranno fra due mesi a Sochi, in Russia. La decisione è stata presa per denunciare le “violazioni dei diritti umani” e l'”oppressione delle opposizioni” del governo di Mosca.

Poiché nessuna regola impone la presenza di un Capo di Stato all’appuntamento olimpico, è evidente che le conseguenze dal punto di vista pratico saranno intangibili. L’esternazione ha tuttavia un suo peso politico e segnala la presenza di alcuni punti di tensione fra Berlino e Mosca, anche se un ruolo importante in questa vicenda lo ha giocato senza dubbio l’ostilità del Presidente tedesco nei confronti della Russia, dettata da ragioni storiche e personali.

Nessun atleta sarà per questo sacrificato sull’altare della politica. Resta però il fatto che, data la loro natura politicamente periferica ma altamente visibile, lo sport e i grandi eventi sportivi si prestino a trasformarsi in palcoscenici in cui gli attori della politica internazionale perpetuano la loro rappresentazione politica.

A poco meno di due mesi dalla cerimonia d’apertura quella di Sochi si annuncia già come una delle edizioni invernali più politicizzate della storia.

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