A Washington, il 23 maggio 2013, Obama ha tenuto un atteso discorso sulla sicurezza nazionale, in particolare sulla prigione di Guantanamo e sull’utilizzo dei droni, gli aerei senza pilota a bordo.
“Oggi la vera minaccia è il terrorismo interno” ha subito esordito il Presidente statunitense Barack Obama sottolineando che la minaccia per gli Stati Uniti “è cambiata’’.
La minaccia del terrorismo contro gli Usa è oggi più diffusa rispetto a un decennio fa, anche se gli Stati Uniti sono ora più sicuri grazie al lavoro portato avanti dall’amministrazione per combattere il terrorismo. Obama ha ripetuto che gli Stati Uniti sono a un “crocevia” nella lotta contro il terrorismo.
“Nessuno, né io né un altro presidente – ha aggiunto – può promettere la totale sconfitta del terrorismo. Ciò che dobbiamo fare, è smantellare le reti che rappresentano un pericolo diretto, e rendere meno probabile che nuovi gruppi prendano piede, il tutto mantenendo le libertà e gli ideali che difendiamo”.
Al Qaeda. “Terminare il compito di battere Al Qaeda” è uno degli imperativi per gli Stati Uniti.
“Il cuore di Al Qaeda in Afganistan e in Pakistan sta per essere sconfitto”, ha osservato il capo della Casa Bianca, secondo il quale “gli Usa sono costantemente minacciati dal terrorismo anche dopo la morte di Osama Bin Laden. “Affrontiamo una minaccia reale di individui radicalizzati nel nostro Paese”, ha sottolineato Obama ricordando l’attentato alla maratona di Boston.
Droni. “Le azioni americane [attraverso l’uso di droni] sono legali”, ha detto il presidente. “Questa nuova tecnologia solleva profonde questioni circa la legittimità rispetto alle leggi statunitensi e internazionali, il rischio di creare nuovi nemici, le vittime civili”. “Lasciatemi rispondere: le nostre azioni sono efficaci e legali. Siamo in guerra con al Qaeda, i talebani, e le forze associate. Siamo in guerra con un’organizzazione che in avrebbe ucciso molti americani se ci fossimo fermati prima. Quindi questa è una guerra giusta, una guerra condotta in modo proporzionale e per legittima difesa”, ha continuato il presidente.
“Non usiamo i droni se possiamo fermare i terroristi, arrestarli e interrogarli”, ha detto il Presidente sostenendo che “prima di decidere un attacco gli Stati Unti si assicurano che non saranno coinvolti civili” e che negli ultimi anni l’uso di droni è notevolmente diminuito. Il Presidente ha anche annunciato di aver firmato una nuova direttiva che disciplina l’utilizzo dei droni Usa per uccidere sospetti terroristi all’estero.
La direttiva prevede che gli obiettivi degli aerei senza pilota debbano rappresentare una minaccia costante e ”imminente” per i cittadini americani, e che si puo’ autorizzare un’azione letale solo se il sospetto non è facilmente catturabile e se esiste una base giuridica per l’azione.
La stampa. “Dobbiamo tenere segrete le informazioni che proteggono le nostre operazioni e la nostra gente sul campo”, ma “una stampa libera è necessaria alla nostra democrazia“, ha detto Obama affrontando la questione del cosiddetto scandalo Apgate, emersa la scorsa settimana a proposito di controlli ai tabulati telefonici dei giornalisti di Associated Press da parte del dipartimento di Giustizia.
Guantanamo. “Guantanamo è divenuta il simbolo dell’America che aggira la legge”, ha continuato. Le premesse per aprire Guantanamo, ha ricordato Obama, “sono state dichiarate incostituzionali cinque anni fa”. “I nostri alleati non collaboreranno con noi se poi pensano che i terroristi finiscono a Guantanamo”, ha detto Obama, ricordando che come presidente, fin dal primo mandato, ha cercato di chiuderla. “Ho trasferito 67 detenuti in altri paesi prima che il Congresso imponesse delle restrizioni”, ha detto Obama, esortando i congressmen a rimuoverle.
Dopo quasi due settimane di polemiche sulla sua gestione degli attacchi che hanno ucciso quattro americani in Libia, lo scandalo dell’IRS (il fisco americano), e le indagini poco trasparenti del Dipartimento di giustizia su molti giornalisti, Obama ha cercato di spostare l’attenzione con un discorso che sottolinea il suo impegno alla trasparenza e il suo desiderio di chiudere la prigione che aveva promesso di eliminare anni fa.
Tuttavia molte sue affermazioni hanno generato ulteriori polemiche: il coinvolgimento del Congresso e del Dipartimento di Giustizia, nelle operazioni eseguite dai droni, è ad oggi ancora da verificare. Nel caso dell’omicidio di Awlaki, il soggetto si trovava sulla “kill list” ben prima che il Congresso ricevesse il memo dell’OLC (Office of Legal Counsel). Su Gantanamo, si riscontra la sua volontà di chiuderlo ma ha sempre incontrato opposizione da parte dei repubblicani e di alcuni democratici in Congresso.
Proprio ieri era emerso che il Pentagono ha chiesto oltre 450 milioni di dollari per la manutenzione e il miglioramento della struttura del carcere nell’anno fiscale che inizia il primo ottobre. Il supercarcere dove dopo gli attentati dell’11 settembre 2001 sono stati rinchiusi in totale isolamento 166 sospetti terroristi legati ad Al Qaeda, resta operativo. La svolta verso la chiusura del carcere sembrava essere frutto di una protesta dei prigionieri contro le condizioni di vita a Guantanamo.
Una protesta che dura da settimane, attraverso uno sciopero della fame a oltranza che sta mettendo a rischio la vita di molti. E lo sciopero sta imbarazzando la Casa Bianca. “Nessuna dovrà morire”, aveva detto tempo fa Obama. E da Washington erano arrivati medici ed esperti in grado di alimentare in maniera forzata i detenuti. Per il presidente è comunque troppo. In chiave antiterrorismo l’immagine che ne deriva per gli Usa è devastante.
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