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Maria Antonietta del deserto

La Siria brucia e Asma al-Assad, la bellissima moglie di Bashar, vive nel lusso e nello sfarzo

Di Lavinia Orefici
Pubblicato il 4 Set. 2013 alle 16:47

C’è un paese lacerato da due anni e mezzo di guerra civile che ha provocato oltre cento mila morti e più di due milioni di rifugiati, di cui la metà sono bambini. Per l’opinione pubblica internazionale l’unico colpevole è Bashar al-Assad, presidente e dittatore siriano che reprime con la forza e, forse, con l’uso di armi chimiche gli oppositori del suo regime e adesso, dopo una lunga serie di moniti e avvertimenti arrivati dall’Occidente e passati inascoltati, la crisi è arrivata a un punto di non ritorno. Il mondo, a parole, è sull’orlo di un conflitto che potrebbe innestare esplosive reazioni a catena.

Ma se il presidente è il colpevole numero uno del male inflitto al popolo siriano quanto ne è partecipe Asma Assad, la bellissima moglie di Bashar, della drammatica situazione? Asma è una moderna Maria Antonietta, che vive sotto una teca di cristallo e ha sostituito le brioche con le Louboutin (le famose scarpe dalla suola dipinta di rosso) oppure è la versione ancora più estrema di Imelda Marcos, talmente complice del marito da diventare anche lei responsabile del massacro del Paese?

Entrambi le ipotesi sono plausibili. Asma è una figura controversa, chi l’ha conosciuta da vicino spiega che la First Lady non ha accesso all’informazione occidentale e una libertà di navigazione su internet molto limitata. Ma Abdel Nour, ex consigliere del presidente, smentisce categoricamente, dipingendola come una specie di mostro, con l’unico scopo di accrescere le ricchezze della famiglia Assad per mantenere uno stile di vita lussuoso. Una donna senza cuore né anima, ossessionata soltanto dalla sua immagine: essere bella e chic.

Mentre la Siria bruciava (e brucia ancora) la moglie del dittatore ha continuato il suo shopping come una vera principessa. Le mail dello scandalo, scritte da Asma a una ristretta cerchia di amici e parenti, sono state intercettate e pubblicate sul quotidiano britannico “The Guardian”.

L’estate scorsa, aspettava quattro collane d’oro giallo e bianco con turchesi e ametiste, ordinate tramite il cugino Amal e create apposta per lei nei prestigiosi laboratori di Parigi. Lui scrive: “Arriveranno per metà settembre” e lei risponde entusiasta: “Perdo la testa quando si di parla di gioielli!”.

Poi i vasi comprati da Harrods a 2.650 sterline l’uno, 3.500 euro, perché come spiega la First Lady stessa: “Ci sono i saldi in questo periodo” e il suo compratore di fiducia la rassicura: “L’ho preso con uno sconto del 15%. Consegna in dieci settimane”. E infine, più di 450 mila sterline sono state spese su internet per l’arredamento del palazzo di Latakia, la residenza estiva della famiglia Assad.

Sono tantissimi gli sfizi e i capricci che compongono lunga lista della spesa, versione super lux, di Asma, come un paio di Louboutin, tacco 16 e interamente ricoperte di cristalli, del valore di 3.795 sterline. Probabilmente finite accantonate in uno dei tanti armadi, come fa notare una sua amica via email con amara ironia: “Non credo ti saranno più molto utili!”.

D’altra parte Asma Assad è una mediorientale dall’animo occidentale. Figlia di un noto cardiologo siriano, è nata nei sobborghi di Londra trentotto anni fa, dove è cresciuta ricevendo un’istruzione da perfetta cittadina britannica. Dopo la laurea al King’s College di Londra, dove ha studiato letteratura francese, scienze e computer, ha iniziato a lavorare in finanza, approdando prima alla Deutsche Bank e poi alla prestigiosa JP Morgan (diventata JPMorgan Chase).

Siamo negli Anni Novanta quando le strade di Asma, giovane promettente nel mondo degli hedge fund e di Bashar Assad, specializzando in oculistica al Western Eye Hospital di Londra, si incrociano. Lui, schivo e riservato, ha sempre mostrato poco interesse per la vita politica, è cresciuto nell’ombra del fratello maggiore Bassel, designato erede dal padre, ma nella data di nascita, l’11 settembre, ha un destino. E così nel ’94 un tragico incidente d’auto cambia il corso della storia. Bassel muore e Bashar è chiamato ad adempiere ai suoi doveri e a studiare da futuro presidente.

Nel 2000 succede al padre grazie a una legge approvata dal Parlamento siriano in tempo record, l’età minima per i candidati alla presidenza scende dai 40 previsti ai 34 di Bashar. Sei mesi dopo sposa Asma, seguiranno tre figli. Il popolo spera in una svolta e così sembra. Lui è il leader più giovane del mondo arabo con una bellissima moglie di stampo marcatamente occidentale. Nel giro di qualche anno la First Lady diventa l’immagine da esportazione del Paese. Alla vigilia delle rivolte, marzo 2011, con una tempistica quanto mai pessima, arriva la consacrazione di Asma su Vogue Us: un ritratto intitolato “Una rosa nel deserto”. L’articolo, pieno di omissioni, viene rimosso dal sito e la giornalista allontanata dalla redazione.

Ormai la magia di Asma, che incantava e conquistava, è sparita e rimane solo l’immagine di una strega cattiva dalle mille contraddizioni: i figli mangiano all’occidentale ma studiano le lingue dei paesi alleati, il russo e il cinese, oppure lei si fa fotografare in un orfanotrofio con al polso un braccialetto da 129 dollari, prodotto in America, che calcola le calorie.

Gesti che sanno di sfida, cui alcuni giornalisti anglosassoni hanno risposto con una provocazione: come omaggio al profilo di Vogue, l’attacco in Siria dovrebbe essere chiamato “operation desert rose”.

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