È una linea in continuo movimento lo skyline di New York.
Il suo sviluppo tanto in verticale, meno in orizzontale, ne fece, alla fine dell’Ottocento, l’immagine simbolo delle città moderne. L’11 agosto del 1894 apparve nel paginone centrale del magazine Harpers’s Weekly un’illustrazione che mostrava per la prima volta in un’unica immagine la prospettiva della Grande Mela e i suoi grattacieli. Sarà il quotidiano New York Journal, pubblicato dal magnate Randolph Hearst, due anni più tardi a coniare la parola magica: skyline. Il mito è nato. La città diventò patrimonio popolare d’America e un sogno per tutto il mondo. Le immagini di quei giganti d’acciaio lanciati verso il cielo, dei cartelloni pubblicitari e delle mille luci che illuminano il fiume Hudson entrano nelle case di milioni di persone che si innamorano di New York ancora prima di averla conosciuta.
L’isola di Manhattan, uno spicchio di terra con una superficie quadrata di appena 87,5 chilometri, cresciuta con lo slogan del “tutto è possibile”, è il biglietto da visita vincente degli Stati Uniti.
L’11 settembre 2001 il crollo delle Torri Gemelle, in seguito agli attentati terroristi in cui persero la vita 2974 persone, lasciò una ferita indelebile allo skyline della Grande Mela. Gli edifici simbolo della città e della potenza americana si sgretolarono in soli 102 minuti. E con loro cadde anche l’aurea di intoccabilità che sembrava avere quell’isola.
Qualche anno dopo, l’esplosione della crisi finanziaria causata da mutui sub prime parve appannare definitivamente l’immagine di New York.
Come tutti i miti la “città che non dorme mai” è stata capace di risorgere dalle sue ceneri. Là dove dominavo i grattacieli del World Trade Center, a distanza di dodici anni, svetta la Freedom Tower, 1776 piedi (541 metri) di vetri luccicanti, un numero non casuale, scelto perché rappresenta l’anno della dichiarazione di indipendenza del Paese.
La stella di New York è tornata a brillare e il mercato immobiliare del lusso, che nella Grande Mela non era mai crollato, fa di nuovo concorrenza a quello di Londra.
È sotto questi buoni auspici che in soli quattro anni le costruzioni sono aumentate del 16% permettendo a Manhattan di continuare a sognare in grande.
Al 432 di Park Avenue è in costruzione il grattacielo che meglio di qualsiasi altro rappresenta questa ripresa. Nel 2015, con i suoi 425 metri di lusso sfrenato, sarà completato il condominio residenziale più alto dell’emisfero occidentale.
Finora solo dieci piani dell’edificio sono stati costruiti, ma è già stato staccato un assegno da 95 milioni di dollari per i quasi 800 metri quadrati della penthouse.
Sicuramente il panorama dalla torre dei sogni sarà ottimo anche da altezze più contenute, consultabili sul sito del grattacielo in costruzione, ma la risposta di Richard Gere in Pretty Woman alla domanda perché scegliesse l’attico deve avere ispirato l’acquirente: “Perché è il massimo”.
I compratori per gli i restanti 126 appartamenti non mancano di certo. Si sono già scatenati magnati russi, tycoon latino americani, sceicchi arabi e miliardari asiatici, la cui identità resta rigorosamente top secret, per accaparrarsi un interno nella torre dei sogni.
Harry B. Macklowe, uno dei costruttori dell’edificio (l’altro è Cim Group), ha spiegato: “Sono stati già stipulati contratti per un miliardo di dollari e la metà degli acquirenti sono stranieri”. Con un costo complessivo di 1,25 miliardi di dollari, i due investitori prevedono di ricavare il doppio dalla vendita. Non dovrebbe essere difficile, visti i prezzi degli appartamenti che difficilmente scendono sotto la doppia cifra e facilmente arrivano ai 40 milioni di dollari. Di fronte a somme così imponenti il grattacielo garantisce ai suoi inquilini il massimo del servizio: concierge, ristorante, piscina e palestra. Questi confort non sono un gentile omaggio della ditta Macklowe&CimGroup, ma rientrano nella fascia delle spese condominiali, fattore da non sottovalutare a New York, tra i 3 mila e gli 11 mila dollari mensili.
Il palazzo, vista l’altezza, non dispone di terrazze private, ma di un unico spazio all’aperto che può ospitare fino a 350 persone, amici intimi dei padroni di casa.
Dopo Davos, in Svizzera, e altri pochissimi forum economici il 432 di Park Avenue potrebbe essere il nuovo luogo di incontro dei paperoni del pianeta. Nella corsa verso il cielo, che rende sempre più ampio il distacco tra ricchi e poveri, Macklowe orgoglioso della sua creatura sentenzia: “è il palazzo del XXI secolo, proprio come l’Empire State Building lo è stato del XX”.
Anche per questo lo skyline di New York, il più grande monumento esistente, continua a far sognare.