“Mi si stringe il cuore al pensiero di mio figlio che con la spugna si mette a pulire il giacchetto dagli sputi che ha ricevuto”.
Il padre del bambino ebreo di 12 anni che in provincia di Livorno è stato insultato e preso a calci e sputi da due 15enni per via della sua religione ha parlato ai microfoni del giornalista Bruno Sokolowicz del Gr3.
“Il piccolo – ha raccontato il padre – dopo aver subito questo forte shock sta cercando di proseguire un percorso di vita normale. Oggi l’ho portato a scuola”.
“Lei come sta?” chiede il giornalista. “Io – risponde l’uomo – sono devastato. Tutt’ora mi si stringe il cuore solo al pensiero di mio figlio che a casa poggia il giubbotto e con la spugna si mette a pulire il giacchetto dagli sputi che ha ricevuto. Non è accettabile, non posso accettare una cattiveria e un’umiliazione così. A un bambino di 12 anni. Se la porterà dietro per tutta la vita”.
“Cosa si può fare per evitare che fatti come questi si possano ripetere?” chiede ancora Sokolowicz. “Bisogna organizzare eventi nelle scuole, queste cose devono essere apprese dai giovani. Devono capire che cosa realmente è stato l’olocausto“.