Il parlamento tunisino ha approvato all’unanimità, con 146 voti, la legge contro la violenza e i maltrattamenti sulle donne e a favore della parità di genere.
Il testo vuole assicurare alla donna il rispetto della dignità e l’uguaglianza tra i sessi garantita dalla Costituzione. Un altro intento della legge è quello di eliminare ogni forma di diseguaglianza sui luoghi di lavoro.
La legge definisce la violenza contro le donne come “qualsiasi aggressione fisica, morale, sessuale o economica basata sulla discriminazione tra i due sessi e che provochi sofferenza fisica, sessuale, psicologica o economica nella donna”.
Il testo include punizioni anche per la sola minaccia di aggressione o della privazione dei diritti e delle libertà previsti dalla costituzione tunisina.
Secondo Human Rights Watch – l’organizzazione non governativa internazionale che si occupa della difesa dei diritti umani –, questo testo rappresenta un punto di riferimento per i diritti delle donne in Tunisia, ma non è sufficiente.
“La nuova legge fornisce alle donne le misure necessarie per cercare protezione dagli atti di violenza perpetrati dai loro mariti, dai genitori e da chiunque altro”, ha dichiarato Amna Guellali, direttrice dell’ufficio tunisino dell’organizzazione umanitaria. “Il governo dovrebbe ora finanziare e sostenere le istituzioni create per tradurre questa legge in una vera protezione”.
Secondo un’indagine dell’Ufficio nazionale per la famiglia tunisino, nel 2010, oltre il 47 per cento delle donne del paese hanno subito violenza almeno una volta nella propria vita.
Le organizzazioni tunisine per i diritti delle donne chiedevano da decenni una legge sulla violenza domestica, dopo aver già vinto alcune battaglie civili nel paese. In particolare sono riuscite a convincere i legislatori a eliminare dal codice penale la possibilità prevista per gli stupratori di sfuggire alla pena in caso di matrimonio riparatore con la vittima.
Nonostante la Tunisia presenti le leggi più progressiste in materia rispetto ai paesi della regione, il suo codice civile prevede ancora che l’uomo sia il capofamiglia e che le figlie non godano degli stessi diritti dei loro fratelli maschi in tema di eredità.
Inoltre, nonostante la costituzione preveda l’uguaglianza tra uomini e donne in materia di matrimonio, una direttiva governativa del 1973 vieta la registrazione dell’unione di una donna musulmana con un uomo non musulmano. Questa legge non prevede nessuna restrizione invece per gli uomini, che possono sposare anche donne non musulmane.
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