Sono ormai passati parecchi giorni dall’orribile strage nel
mercatino natalizio di Berlino. E sui dodici morti è calato una sorta di oscuro
silenzio. In particolare sono stati oscurati totalmente dalla Germania i nomi
delle sette vittime tedesche.
Dei cinque “stranieri” uccisi si è appreso pian piano il
nome, le autorità dei rispettivi paesi (Polonia, Italia, Israele, repubblica
Ceca e Ucraina) hanno pronunciato le parole che dovevano, riti funebri sono
stati organizzati, i media se ne sono occupati.
Delle vittime tedesche si conoscono invece solo pichi spezzoni
di storie e non di tutti: una donna di Neuss che era col figlio rimasto ferito,
due uomini del Brandenburgo, pochissimo altro…
Perché tutto ciò? Basta il richiamo alla privacy a spiegare
questa cortina di silenzio, tra l’altro rispettata anche dai media nazionali?
Anche del camionista polacco, l’ “eroe”, si è appreso faticosamente
qualcosa che in dei conti è legato a un brandello di informazione fornito da un
investigatore anonimo a un giornalista della Bild Zeitung. In seguito anche la
premier polacca ha ufficializzato il sacrificio del connazionale.
E poi? Tranne una raccolta di firme per conferire alla sua
memoria un riconoscimento tedesco non si è saputo granché altro.
A un tabloid inglese (il Sun) è stato detto che la famiglia del
camionista è stata di fatto “abbandonata” a se stessa da Germania e Polonia. Nessuno ha chiesto rettifiche…
Così va dunque il mondo?