Almeno la metà dei seggi parlamentari. Secondo le previsioni dell’analista egiziano Wahid Abdel Meguid, questo sarà il risultato che incasseranno i politici fedeli all’ex raìs Hosni Mubarak, che sono pronti a candidarsi alle prossime parlamentari.
Anche se la sede bruciata del Partito Nazional Democratico (Pnd) del vecchio dittatore è la prova visibile della sua dissoluzione, sono mesi che nei corridoi politici egiziani si annusa odore di vecchio.
Le elezioni dovrebbero tenersi entro l’anno, ma già dopo la scontata vittoria dell’ex general Abdel Fattah Al-Sisi alle presidenziali, i rappresentanti delle diverse fazioni politiche hanno cominciato a muoversi per accaparrarsi un posto.
In testa a tutti ci sono gli ex-membri del Pnd, rimasugli del vecchio regime che hanno un grandissimo seguito a livello locale. In molti casi gestiscono diverse attività nel ramo sociale o industriale. Data la loro capillare influenza, non avranno difficoltà a ottenere l’appoggio popolare del quale hanno bisogno per la candidatura.
Attraverso una serie di stratagemmi – presentandosi per esempio come candidati di nuovi partiti o spingendo avanti membri meno noti delle loro famiglie non direttamente coinvolti negli scandali del passato – alcuni sono riusciti a candidarsi anche nelle prime parlamentari dopo la caduta di Mubarak.
Mentre i fedeli all’ex raìs sopravvissuti alla rivoluzione del 2011 stanno cercando di riorganizzarsi – magari creando un partito apparato in grado di giocare di sponda con il “nuovo” regime – una sentenza pronunciata a luglio ha annullato la legge promulgata lo scorso maggio che impediva, almeno ufficialmente, ai leader del Pnd di correre alle elezioni.