“Franco Marini, Stefano Rodotà, Rodotà, Marini, Marini…”
Bersani tira il collo alla sua stessa segreteria, la stampa canta il requiem del PD, tanti elettori rinnegano l’abbraccio con il Caimano.
Sono le ore 13:15 del 18 aprile 2013. Lo spoglio per l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica è in corso quando nell’aula del Parlamento una risata fragorosa e improvvisa seppellisce larghe intese, franchi tiratori, giovani turchi, grillini compatti.
E’ la risata del Conte Raffaello Mascetti, (Lello!), il nobile decaduto di Amici Miei. L’uomo che dopo aver dilapidato allegramente un patrimonio centenario, sperperato anche i soldi della moglie con cui fece un viaggio di nozze di tre anni e mezzo portando al guinzaglio un orso di due metri, si ridusse a vendere l’Enciclopedia Britannica e a rifugiarsi in un monolocale alla giapponese pagato per due terzi dagli amici pietosi, mentre la sua povera signora cercava inutilmente di ammazzarsi col gas.
Tragico, irriducibile, anarchico, il personaggio interpretato da Ugo Tognazzi, non lavorò mai veramente nella vita, ma fu persona di genio e una cosa la fece: inventò la supercazzola prematurata antani, massima espressione del nonsense che infilando parole e turpiloqui alla rinfusa in un discorso semanticamente sgangherato ridicolizza, spiazza, umilia e confonde l’interlocutore.
Nel segreto dell’urna, qualche nostalgico burlone ha evocato lo spirito del Mascetti, vedendo in lui il miglior candidato per il Colle. E in pochi minuti il conte è diventato trend topic su Twitter.
Ci sarebbe da ridere, sì, a patto di non scoprirci poi tutti nei panni dell’interlocutore spernacchiato. O peggio ancora della moglie alla canna del gas.
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