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La notte degli Oscar

Tra un Sorrentino attonito e un Di Caprio deluso

Di Anna Giurickovic Dato
Pubblicato il 3 Mar. 2014 alle 15:08

Sorrentino stringe la statuetta tra le mani con aria attonita. Non è cosa da tutti i giorni vincere un Oscar e riportare in Italia l’antica gloria che da 15 anni, dai tempi di Benigni, non sfiora il Belpaese. Ieri sera si è riacceso il dibattito che tanto aveva appassionato gli Italiani dopo il Golden Globe: La grande bellezza vincerà l’Oscar o non lo vincerà? Sarà meritato? C’è chi ha parlato del nuovo Fellini e chi, invece, de La dolce vita riscontra solo una “parodia involontaria”. C’è chi parla di “mera retorica registica” e di un film autocompiaciuto, altri, invece, ne raccolgono il senso profondo. Per qualcuno la fotografia è eccelsa, per altri è una “pacchianata”. C’è chi è investito da un nazionalismo sdolcinato – non si può non tifare un film Italiano agli Oscar – e chi invece trova che il film stesso sia una negazione del patriottismo, un affresco di decadenza, e ne fa una questione morale. Su twitter c’è chi scrive che “l’unica grande bellezza è la carbonara”, eppure a metà serata il regista sale sul palco del Dolby Theatre e ringrazia Roma, Napoli, Maradona, Scorsese, Fellini e i Talking Heads, ricevendo il premio per il miglior film straniero.

Il miglior film è 12 anni schiavo e racconta la storia vera e sconvolgente di Solomon, un violinista di colore che viene “deportato” da New York in Lousiana per condurre una vita sottomessa. Il regista londinese Steve McQueen si riconferma crudo e viscerale, capace di colpire nel segno.
Lupita Nyong’o si aggiudica il premio come miglior attrice non protagonista.

Lo stesso riconoscimento va a Jared Leto che ha interpretato con grande intensità il transessuale Ryon in Dallas Buyers Club. Matthew McConaughey è premiato come miglior attore protagonista, dopo la sua magistrale interpretazione di un malato di AIDS, per la quale ha dovuto perdere 23 chili in sei mesi. Al film di Jean-Marc Valleè va, e non è una sorpresa, il premio per il Make-up.

La migliore attrice protagonista è Cate Blanchett di cui si è detto, su twitter, “immensa, meravigliosa e surreale.” C’è chi dice che Blue Jasmine sia l’ennesimo buco nell’acqua per il vecchio Woody, mentre, a detta di altri, è finalmente un film alla Allen. 

Alfonso Cuaron vince il premio come miglior regista e Gravity incassa altre sei statuette. Si tratta di riconoscimenti ai pregi tecnici del film, dagli effetti speciali alla fotografia, dal sonoro al montaggio. Persino la NASA ha celebrato tale trionfo, pubblicando una galleria di immagini sulla vera vita degli astronauti. Il film ha incontrato, però, la critica degli astrofisici, che ne contestano la correttezza scientifica.

Tra i vincitori delle principali categorie: Her, premiato per la migliore sceneggiatura, 20 Feet from Stardom come miglior documentario e Frozen, il miglior film animato.
Si twitta che “Leonardo Di Caprio partecipò una volta a un concorso di sosia di Leonardo di Caprio e arrivò secondo” e dilaga l’amarezza perché l’attore, pur essendo stato nominato quattro volte, non si è mai aggiudicato un Oscar e rimane anche questa volta a bocca asciutta.
Lo stesso rammarico vale per American Hustle che, accolto con grande consenso dal pubblico, ha avuto dieci nomination e zero premi.
Tanto si è parlato di selfie che la presentatrice dell’86esima edizione degli Academy Awards, Ellen DeGeneres, ha riunito le star in platea per un autoscatto, e la foto è diventata la più ritwittata della storia (oltre 2,2 milione di volte).

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