Decine di milioni di dollari sono passati e stanno passando dalle casse della Cia ai conti di Hamid Karzai, presidente dell’Afghanistan dal 2001, secondo quanto riporta un’inchiesta del New York Times pubblicata il 28 Aprile e confermata anche dallo stesso Karzai lunedì 29. Non sono aiuti di stato nè denaro destinato al finanziamento di agenzie di intelligence afgane; sono soldi fantasma che arrivano direttamente (e in maniera non ufficiale) proprio a Karzai e i suoi collaborati, che può e possono utilizzare come meglio credono. «Sì, abbiamo ricevuto dei soldi. Mensilmente, non delle grosse cifre. Sono stati usati per vari scopi», ha affermato Karazai quando è venuto a sapere dell’articolo.
Gli “aiuti”, sottoforma di afflusso mensile di contanti, sono cominciati nel 2003 — esattamente un mese dopo che un altro stato, sempre in maniera molto poco trasparente, iniziò ad adottare questa tecnica: l’Iran, infatti, nel dicembre 2002 inviò una «macchina sportiva piena di contanti» al palazzo di Karzai e così fece per i mesi a venire. Una sfida a chi influenzava di più il leader afgano, che per l’Iran si concluse nel 2010, quando la notizia trapelò e ne parlarono tutti. La Cia invece continua la pratica da ormai 10 anni, senza mai essersi fermata e diventando quindi «la fonte più grande dei corruzione in Afghanistan», nelle parole di una fonte militare del NY Times.
I soldi, nella ricostruzione dell’articolo, sono serviti a costruire e rafforzare la struttura del potere di Karzai: lord della guerra e signori dell’oppio, network clientelari di autorità locali, clan e tribù. Più che un tentativo di aumentare la lealtà di Karzai, o un tentativo poco velato di “comprare” il presidente, è stato –o si è trasformato– quindi un modo per far sì che la sua leadership non venisse scalfitta. «Li chiamiamo soldi fantasma, perchè arrivavano misteriosamente e sparivano altrettanto misteriosamente» ha affermato Khalil Roman, il vice capo dello staff di Karzai. E per questo motivo ancora nessuno conosce l’esatta cifra in ballo, anche se si può tranquillamente parlare di almeno decine di milioni di dollari. I soldi non figurano nei registri della Cia, uscendo da quei speciali conti che servono per le attività segrete, come per esempio le attività diplomatiche non ufficiali o i viaggi segreti degli agenti.
Tutto torna, in effetti, se si pensa che l’Afghanistan è lo Stato con il più alto tasso di corruzione, secondo solo a Nord Corea e Somalia. E dall’accusa di corruzione non è mai stata esente la famiglia Karzai, da sempre immischiata negli affari loschi del paese: il fratello del presidente, Ahmed Wali Karzai, per esempio –morto nel 2011– era sia un politico che un uomo legato al mondo della droga e della criminalità; nonchè uno dei coordinatori del Kandahar Strike Force, una formazione paramilitare (anche questa finanziata dall’estero, la Cia di nuovo su tutti) creata per combattere i talebani nella zona di Kandahar.
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