La fotografia di una folla infinita che si accalca per ricevere gli aiuti alimentari forniti dalla UNRWA (l’agenzia dell’ONU che si occupa di assistenza alla popolazione palestinese) nel campo dei profughi palestinesi di Yarmuk ha fatto il giro del mondo.
Il campo è lì, a pochi chilometri dal centro di Damasco, dal 1957. Non è una tendopoli: col tempo è diventato un quartiere, nel quale non abitano, o abitavano, soltanto palestinesi.
Quella che vedete qui, tuttavia, non è “quella fotografia”, che probabilmente già conoscete.
Quella che vedete qui è certamente di minore impatto, anche se altrettanto drammatica.
Cercando un po’ in rete troverete di certo molte delle immagini terribili che da mesi provengono da Yarmuk, in particolare di bambini e vecchi che stanno per morire o sono già morti di fame.
La fotografia che riporto qui, come alcune altre che potete trovare sulle pagine dell’UNRWA (qui e qui ad esempio), portano con sé un dettaglio di cronaca.
La distribuzione di razioni di cibo avviene “sotto le insegne” del regime.
Sono infatti quella palestinese e quella siriana “ufficiale” le due bandiere che sventolano in secondo piano, appese sui palazzi ridotti in macerie.
Una rapida ricerca in rete mi porta a trovare altre immagini con bandiere che sventolano a Yarmuk, tutte del regime.
Sono immagini che trovo spesso su pagine di gruppi e persone che parteggiano per Asad.
Secondo questo sito pro-Asad “la Siria ha pienamente collaborato con l’Agenzia per il Soccorso e l’Occupazione dei Profughi Palestinesi, l’UNRWA, senza imporre alcun tipo di restrizione o condizione alle sue attività, e di questo sono testimoni sia i registri dell’Unrwa che tutti i suoi funzionari, sia dentro che fuori la Siria”.
Ma è difficile, a volte impossibile, lavorare sotto le bombe in un’area posta sotto assedio.
E il risultato sono proprio quei morti per fame.
Il pensiero va a una vignetta, apparsa nel dicembre 2013 sui social network, opera – ironia della sorte – di un palestinese, Alaa al-Laqta.
Ritrae un bambino infreddolito, in un campo profughi, mentre abbraccia un pupazzo di neve.
Sullo sfondo c’è una tenda su cui sventola la bandiera della rivoluzione siriana.
Quella vignetta, come notavano i redattori di Sirialibano, era stata “manipolata” dalla tv di stato siriana: la bandiera era stata tolta.
Il pensiero va anche a Homs (vedi qui e qui) e al non-accordo ufficiale per permettere ai “civili” di uscire dall’assedio.
Lì non c’è l’UNRWA e nessuna bandiera del regime sventola fra le rovine.
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A proposito di “Palestina e rivoluzione siriana” consiglio questo articolo.