I memoriali non mi piacciono e nel mio viaggio in America Ground Zero non era inclusa fra le tappe. Ci sono arrivata per caso e la prima sensazione è stata quella di respirare ancora un po’ della polvere e della paura di quel giorno. Lì dove prima c’erano le Twin Towers (che io preferisco ricordare con il funambolo Philippe Petit che passeggia leggero fra l’una e l’altra) ora ci sono due vasche trasformate in enormi fontane interrate, le fontane della rimembranza.
L’acqua è simbolo di vita, e nessun altro elemento avrebbe potuto meglio rappresentarla proprio lì, intorno ai 2.982 nomi delle vittime di quell’attentato terroristico.
Poco distante dalla piscina sud e dalla piscina nord c’è un piccolo albero di pero. Era ridotto a pochi rami quando dopo l’11 settembre fu ritrovato fra le macerie. Ripiantato, si è riempito di altri rami e foglie fino a tornare ad essere un albero. Sferzato nuovamente dall’ultimo uragano che ha costretto New York a chiudere scuole, uffici, negozi e anche Ellis Island, ha continuato a crescere ed è l’albero dei Sopravvissuti, simbolo di resilienza, quella capacità fondamentale di cadere e rialzarsi.