Italia aree contaminate inquinamento
Italia aree contaminate inquinamento | Il Belpaese rischia di morire strozzato dall’inquinamento ambientale se non si interviene in maniera incisiva immediatamente.
Le leggi in Italia ci sono ma in rari casi vengono rispettate, e allora chi ne paga le conseguenze? Le persone.
E’ questo l’allarme lanciato nella nuova inchiesta di Milena Gabanelli pubblicata sul Corriere della Sera.
Sono 58 i Sin in Italia, i siti di interesse nazionale per cui è prevista una bonifica. Peccato che dal 1998 tutto taccia.
Nello specifico, si tratta di industriali dismesse o in attività, zone in cui sono stati ammassati o interrati rifiuti pericolosi.
Secondo il Ministro dell’Ambiente, Sergio Costa e il suo predecessore, Gian Luca Galletti, i fondi dello Stato ci sono e sarebbero di 3.148.685.458 euro: una cifra importante che però non porterebbe ai risultati dovuti a causa di una burocrazia lenta.
Ma come sono stati spesi i fondi? Stando all’inchiesta, ad esempio “in Veneto, 781 milioni di euro sono stati usati per bonificare solo il 15% dei terreni e l’11% della falda di Porto Marghera”.
In Piemonte i circa 51 milioni stanziati non hanno ancora rimesso in salute le aree di Balangero, Pieve Vergonte e Serravalle Scrivia.
L’allarme rosso è però per la Lombardia, dove 5 aree contaminate da metalli pesanti, idrocarburi, PCB, attendono di essere bonificate da circa 18 anni.
“In Campania- si legge nell’inchiesta-l’area perimetrata nel Sin di Napoli Orientale, su cui insiste la quasi totalità degli impianti di deposito e stoccaggio di gas e prodotti petroliferi presenti sul territorio cittadino, la bonifica ha interessato finora solo il 6% dei terreni e il 3% della falda. Va molto peggio nell’area occidentale, quella dell’ex Ilva, ex Eternit, ex discarica Italsider: 242 ettari di superficie potenzialmente inquinati da metalli, ipa, fenoli, amianto; oltre 10 milioni stanziati dal Ministero dell’Ambiente, bonifiche: zero”
Secondo l’Agenzia Europea dell’ambiente i costi per una bonifica in Europa si aggirano da un minimo di 5.000 euro e un massimo di 50.000 euro tranne che in Italia dove le “stesse indagini costano più di 5 milioni di euro”.
Difficile inoltre risalire ai colpevoli dello scempio ambientale perché le aree contaminate vengono spesso a galla dopo anni e quindi i responsabili sono difficili da rintracciare a livello giudiziario.
Eppure lo Stato ci guadagnerebbe dalle bonifiche sia in termini di legalità che di manodopera.
“Se le opere partissero subito, in 5 anni si creerebbero 200.000 posti di lavoro – si legge ancora nell’inchiesta- con un aumento della produzione di oltre 20 miliardi di euro, con un ritorno nelle casse dello Stato di circa 5 miliardi fra imposte dirette, indirette e contributi sociali”.
Da anni l’Istituto Superiore di Sanità ha lanciato l’allarme sui rischi per la salute dei circa 6 milioni di abitanti che vivono nelle aree dei 45 (su 58) siti più contaminati d’Italia. Problematiche gravi che riguardano anche i più giovani: “Per chi ha meno di 25 anni, è stato registrato un aumento di tumori maligni del 9% rispetto a chi vive in zone non a rischio; inoltre c’è un eccesso di malattie respiratorie per i bambini e i ragazzi con il rischio mortalità più alto del 4-5% rispetto alla popolazione generale, con prospettiva di peggioramento.
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