Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino. E di zampe, a Michael Misick, ex primo ministro di Turks and Caicos, due sono finite dritte, dritte nei cerchi delle manette della polizia di Rio de Janeiro.
Il paradiso terrestre, che spunta dal mar dei Caraibi, a solo un’ora di volo dalle spiagge caotiche della Florida, è diventato il buen ritiro di nomi che profumano di fama e pagano in million-dollari. Non è raro incontrare Bruce Willis, Donna Karan o Keith Richards dondolarsi a Parrot Cay, l’albergo più esclusivo dei Caraibi.
Turks and Caicos è una delle isole del tesoro contro cui è in corso una martellante caccia alle streghe da parte delle polizie tributarie internazionali.
Tra le luci della mondanità e le ombre del denaro sporco Michael Misick ha trovato, per poco, il suo El Dorado. Rampollo dei cosiddetti Kennedy dell’isola (proprietari di spiagge di borotalco buone solo per i castelli di sabbia fino agli Anni ’80), dopo una folgorante, quanto discussa, carriera politica arrivò all’apice del successo il 9 agosto 2006 assumendo, ad appena trentatré anni, la carica di Primo Ministro.
Michael Misick in breve riuscì a trasformare il protettorato britannico di Sua Maestà nel proprio feudo. Attratto dal suono dei soldi che giravano intorno al mondo di industriali, attori e politici, aspirava a farne parte.
Sposò LisaRaye McCoy, nera come lui, modella e attrice di sitcom americane. Due anni di grande amore e una vita da sogno ma il matrimonio non durò. Divorziarono nel 2008 a causa dei ripetuti tradimenti di lui. Nel frattempo, però, la signora Misick aveva goduto di un appannaggio mensile di duecento mila dollari soltanto per i vestiti. In quanto moglie del boss fu utilizzata come testimonial dell’isola. Poi per trecentomila dollari, ricevuti dall’ente del turismo che faceva capo sempre al signor Misick, posò per un’altra campagna pubblicitaria.
In questo delirio di onnipotenza i mezzi di trasporto erano adeguati. Per il compleanno LisaRaye ricevette in regalo una Rolls Royce Phantom, l’unica su tutta l’isola, ovviamente, e non esattamente l’ideale per muoversi sulle strade a volte strette e sterrate dell’isola. Come quelli dei paperoni che atterravano all’aeroporto di Providenciales, anche il loro aereo privato era sempre pronto al decollo, “just in case”.
Michael Misick tra mazzette e imbrogli era riuscito a realizzare la vita che fino al 2000 non aveva neanche osato sognare.
Ma come uno sprovveduto aveva fatto i conti senza l’oste: Londra.
Nel 2008 il governo aveva avviato un’indagine sul protettorato britannico rilevando chiari segni di corruzione politica e generale incompetenza amministrativa. L’anno seguente una squadra di avvocati fu inviata sull’isola e immediatamente l’attenzione si concentrò sul primo ministro, che solo sei anni prima aveva dichiarato un patrimonio di cinquanta mila dollari. “Come ha potuto accrescere in così poco tempo il suo tenore di vita come fosse un nababbo?”, si domandarono gli ispettori.
Dopo accurate indagini il premier, conosciuto per i suoi gusti dispendiosi e appariscenti, fu accusato di corruzione e lasciò la carica il 23 marzo 2009.
In sei anni di governo, segnato da crimini che abbracciano reati dall’uso improprio dei fondi pubblici all’appropriazione indebita, accumulò un patrimonio di oltre centoottanta, CENTOOTTANTA, milioni di dollari, trenta all’anno, due e mezzo al mese, portando l’isola alle soglie della bancarotta.
Il livello di corruzione era diventato endemico; talmente alto che Londra sospese l’intero governo.
Del fuggitivo ex premier si ebbero notizie soltanto diciotto mesi più tardi: altra nazione, stesso tenore di vita. Michael Misick, era approdato in Brasile, a Rio de Janeiro. Da delinquente, come altri, aveva scelto una delle mete più gettonate fra i latitanti di mezzo mondo, una di quelle dall’estradizione difficile.
I suoi gusti per lusso rimasero invariati, così affittò una casa sulla spiaggia di Ipanema, uno dei quartieri più eleganti di Rio. Fuggiasco sì, ma sempre di livello.
Così Michael Misick pensava di poter ricostruire la sua nuova vita e, forse, ispirato dalla storia di Ronald Biggs credeva di essere intoccabile. Biggs, famoso per la rapina al treno Glasgow-Londra nel ’63, rimase latitante grazie alla fuga in Brasile per quasi quarant’anni, lui appena quattro.
La collaborazione con il ministero degli esteri brasiliano è stata decisiva e a dicembre viene spiccato un mandato d’arresto internazionale.
Adesso l’ex padrone e signore del paradiso caraibico alloggia nelle patrie galere di Rio, non esattamente quanto di meglio ci si possa augurare, in attesa di essere estradato a Turks and Caicos per il processo, dove lo attende una cella vista mare.
Questa volta il Brasile ha negato l’asilo politico.
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