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Il mondo questa settimana

Uno sguardo complessivo agli eventi più importanti degli ultimi sette giorni

Di Alessandra Antolini e Miriam Beiato
Pubblicato il 23 Nov. 2012 alle 15:05 Aggiornato il 27 Nov. 2018 alle 10:24

Il mondo questa settimana 5

Giovedì 22 novembre ha preso il via il vertice straordinario sul bilancio pluriennale dell’Ue 2014-2020. Ad aprire l’incontro è stato il presidente del Consiglio Europeo, Herman Van Rompuy. La riunione è iniziata dopo 14 ore di bilaterali. Presente anche il premier Mario Monti che oggi ha incontrato, fra gli altri, la cancelliera tedesca Angela Merkel, il presidente francese François Hollande e il premier spagnolo Mariano Rajoy. La proposta del presidente Ue non ha sostanzialmente modificato le posizioni e probabilmente si rinvieranno i negoziati a inizio anno.

In Francia, martedì 20 novembre, Jean-Francois Copé è stato proclamato ufficialmente presidente dell’Ump, primo partito della destra francese, con il 50,03 per cento dei voti. Lo ha reso noto la commissione interna del partito. Copé era in competizione con l’ex primo ministro François Fillon, che ha preso 98 voti in meno.

I servizi di sicurezza polacchi hanno arrestato un ricercatore universitario di 45 anni che progettava di far esplodere quattro tonnellate di tritolo in Parlamento durante una sessione a cui dovevano partecipare anche il presidente Bronislaw Komorowski e il primo ministro Donald Tusk. L’uomo non ha nascosto di essere affascinato da Breivik, il nazista norvegese che a luglio 2011 ha ucciso 77 persone nell’isola di Utoya. Brunon K., il presunto attentatore, è in stato di detenzione preventiva.

Lunedì 19 novembre sono riprese a Cuba le trattative di dialogo per la pace fra i rappresentanti del governo Colombiano e le Farc (Forze Armate Rivoluzionarie Colombiane). La delegazione delle Farc ha dato lettura di un suo comunicato annunciando un cessate il fuoco unilaterale, dalla mezzanotte di martedì 20 novembre fino al 20 gennaio 2013. Questa volta il governo colombiano ha però deciso di non fidarsi, forse anche per spingere le Farc a un accordo in tempi rapidi. “Sarà un processo di pace che durerà mesi, ma non anni” ha dichiarato de la Calle, il capo della delegazione colombiana, ai giornalisti presenti all’Avana.

Martedì 20 novembre Cristina Fernández de Kirchner ha affrontato il primo sciopero generale da quando è stata eletta, nel 2007, presidente dell’Argentina. Allo sciopero di 24 ore, convocato dalla Confederación General del Trabajo (Cgt), hanno aderito soprattutto i dipendenti statali. I dimostranti hanno chiesto un aumento del salario minimo e una riduzione delle tasse federali per i lavoratori, per compensare un tasso di inflazione altissimo che alcuni economisti stimano sia arrivato al 25 per cento.

Con la sua visita nel sud-est asiatico, Barack Obama è diventato il primo presidente americano in carica ad aver visitato il Myanmar. Una visita ufficiale breve ma dall’enorme valore simbolico: per sostenere le riforme, ancora incompiute, di un Paese che sta tentando di lasciarsi alla spalle gli anni della feroce repressione del governo dei militari. Durante l’incontro Suu Kyi ha affermato che “il momento più difficile di una transizione è quando il successo è all’orizzonte. Allora bisogna fare molta attenzione a non farci ingannare dal miraggio del successo stesso”. Allo storico incontro con la leader dell’opposizione è seguita la sua partecipazione al summit Asean, tenutosi in Cambogia, in cui ha incontrato per la prima volta dopo la sue rielezione il premier cinese Wen Jiabao. In questa occasione il leader americano ha sottolineato l’urgenza di risolvere le dispute territoriali nate in seguito alle rivendicazioni della Cina sul Mar Cinese Meridionale.

Settimana di tensione in Afghanistan. Mentre il Paese sta intrattenendo dei colloqui riguardanti la sicurezza con gli Stati Uniti, con lo scopo di autorizzare la presenza di un contingente americano anche dopo il 2014, due attacchi suicidi per mano dei talebani hanno colpito Kabul e la regione orientale del Paese, causando la morte di 4 persone.

Buone e cattive notizie in Pakistan. L’Alta Corte di Islamabad ha assolto Rimsha Masih, la bambina disabile cristiana accusata di blasfemia per aver bruciato le pagine del Corano. Tuttavia, nel frattempo, il movimento talebano ha minacciato di intraprendere attacchi terroristici in India, per vendicare l’esecuzione di Mohammed Ajmal Kasab, unico sopravvissuto del commando di militanti responsabile degli attentati di Mumbai del 2008, in cui persero la vita 166 persone.

Il 22 novembre è stato raggiunto un accordo di tregua tra lo Stato di Israele e Hamas. Il processo di negoziazione è stato appoggiato dal segretario di Stato americano Hillary Clinton, la quale si è recata in visita in Medio Oriente per intrattenere colloqui con il premier Netanyahu e i funzionari palestinesi. Cruciale anche la mediazione del presidente egiziano Mohamed Morsi. La crisi mediorientale era scoppiata a causa dell’uccisione da parte dell’Idf del leader militare di Hamas, al-Jabari, in seguito alla quale si è dato avvio all’operazione ‘Colonna di nuvola’ (o ‘Colonna di difesa’). In risposta al lancio di razzi da parte di Gaza, che hanno colpito soprattutto la regione del Negev e la città di Beer Sheva, ma che hanno raggiunto anche i centri di Gerusalemme e Tel Aviv, il governo israeliano ha ordinato massicci raid aerei. Il bilancio complessivo delle vittime sarebbe di più di 150 morti a Gaza e 6 in Israele.

Continua la crisi siriana. Gli scontri tra i gruppi di ribelli e le truppe del presidente Bashar al-Assad colpiscono Damasco e numerose altre parti del paese. Nel frattempo, la coalizione di opposizione siriana, fondata a Doha, è stata riconosciuta come unico rappresentante ufficiale del popolo siriano da parte di Francia, Regno Unito, Turchia e i sei Paesi del Golfo.

Il 20 novembre Goma, città della Repubblica Democratica del Congo al confine con il Ruanda, è stata catturata dal gruppo di ribelli conosciuto come M23. L’esercito e i peacekeeper dell’Onu non hanno potuto evitare il loro avanzamento. Gli scontri tra le forze ufficiali del governo e i ribelli di M23 proseguono da aprile e hanno causato l’evacuazione di circa 500 mila persone. L’ONnu reputa che i ribelli siano appoggiati dal Ruanda e dall’Uganda. Nonostante ciò, Joseph Kabila, presidente congolese, ha raggiunto il presidente ugandese Yoweri Museveni e la sua controparte ruandese Paul Kagame per discutere della crisi in atto.

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