Dopo un primo tentativo fallimentare, il governo di Cipro ha raggiunto un accordo con il Fondo Monetario Internazionale e l’Unione Europea. Ammonterà a 10 miliardi di euro il prestito di salvataggio concesso alla piccola isola dell’Eurozona, dopo che il Parlamento ha bocciato la proposta del prelievo forzoso sui depositi bancari di tutti i cittadini. La seconda banca cipriota più grande, la Laiki Bank, verrà chiusa e la Bank of Cyprus subirà una ristrutturazione.
Arriva l’annuncio delle dimissioni del ministro degli Esteri italiano Giulio Terzi, dopo che i due marò accusati di aver ucciso due pescatori indiani scambiandoli per pirati sono stati rimandati a Nuova Delhi per affrontare il processo. La Corte Suprema indiana terrà la prossima udienza sulla vicenda il 2 aprile.
Il leader del Partito Democratico italiano Pier Luigi Bersani non è riuscito a ottenere un esito positivo delle consultazioni. Il presidente della repubblica Giorgio Napolitano gli aveva affidato venerdì scorso l’incarico di formare un nuovo governo, manovra che però si è rivelata impossibile, al punto che Napolitano ha deciso di “condurre direttamente suoi accertamenti”, e lo ha fatto incontrando i gruppi parlamentari.
Le forze armate nordcoreane si sono definite in “assetto da combattimento” a partire da martedì 26 avendo per obiettivo gli Stati Uniti: lo riporta l’agenzia ufficiale Kcna, secondo cui gli obiettivi militari sono “le basi Usa continentali, delle Hawaii e di Guam”.
Sale di nuovo la tensione fra Hanoi e Pechino nel mar Cinese meridionale, teatro di un annoso conflitto sui confini per lo sfruttamento di petrolio e gas naturale racchiuso nel fondo marino. Secondo il governo vietnamita un’imbarcazione cinese ha aperto il fuoco contro un peschereccio, causando un grave incendio nella cabina di pilotaggio. Lo scontro è avvenuto il 20 marzo scorso (anche se la notizia è emersa solo in queste ore), in una porzione di mare contesa fra i due Paesi al largo delle isole Paracel; il ministero degli Esteri di Hanoi parla di “fatto gravissimo” e ha convocato l’ambasciatore cinese per una protesta formale.
È salito a 40 morti il bilancio delle violenze scoppiate tra la comunità musulmana e quella buddista, nei giorni scorsi, a Meitkila, nel centro del Myanmar. Numerose abitazioni e moschee sono state date alle fiamme. Le autorità hanno imposto il coprifuoco e schierato l’esercito. Disordini si segnalano anche nella regione di Bago. In questo scenario rappresentanti musulmani, cristiani, hindu e buddisti hanno diffuso un appello congiunto alla riconciliazione.
Al vertice della Lega araba che si è svolto questa settimana a Doha, in Qatar, il seggio vacante della Siria è stato assegnato alla Coalizione nazionale siriana (Cns), unico gruppo dell’opposizione siriana riconosciuto come legittimo a livello internazionale. Nel 2011 la Siria era stata esclusa dalla Lega Araba a causa della violenza della repressione del regime del presidente siriano Bashar al-Assad.
Il primo ministro libanese Najib Mikati ha annunciato venerdì 22 marzo le dimissioni dopo che Hezbollah e i suoi alleati hanno bocciato la creazione di un organismo di controllo sulle elezioni per il parlamento.
Domenica 24 marzo i ribelli della coalizione Seleka hanno preso il controllo della capitale della Repubblica Centrafricana Bangui e assaltato il palazzo presidenziale. Il presidente della repubblica, l’ex generale François Bozizé, secondo quanto riportato da Reuters, sarebbe intanto fuggito nella Repubblica Democratica del Congo.
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