Il mondo questa settimana 13
Tre attiviste curde, Fidan Doğan, Leyla Söylemez e Sakine Cansız, una dei fondatori del Pkk sono state trovate morte il 10 gennaio davanti al Centro d’informazione curdo di Parigi. L’omicidio delle donne è stato compiuto proprio mentre il governo turco aveva ammesso di aver iniziato delle trattative con il leader Abdullah Ocalan, per porre fine al conflitto. Giovedì 17 gennaio a Diyarbakir, nel sud est della Turchia, ci sono stati i funerali delle donne, cui hanno partecipato decine di migliaia di persone.
L’11 gennaio il presidente francese François Hollande si è pronunciato per la prima volta in favore di un intervento militare in Mali, in risposta all’appello del Presidente maliano Dioncounda Traoré. Nel Paese dell’Africa sub-sahariana i ribelli stavano avanzando verso la capitale Bamako e, per fermarli, il governo francese ha inviato 650 soldati, che saranno in seguito raggiunti da altri 2 mila. Il loro compito è quello di spingere i ribelli jihadisti verso nord, allontanandoli dal sud del Paese dove riesiede il 90 per cento degli abitanti. A livello europeo, Bruxelles ha assicurato una missione di addestramento dell’esercito maliano, ma per ora i francesi sono i soli a essere schierati sul territorio.
Con 265 voti su 300, il Parlamento greco ha approvato la formazione di una commissione d’inchiesta che accerti che l’ex ministro delle Finanze Giorgos Papaconstantinou sia stato realmente coinvolto nello scandalo della cosiddetta ‘Lista Lagarde’, dal nome dell’ex ministro dell’Economia francese oggi direttore generale dell’Fmi. La lista conterrebbe i nomi di 2.059 greci che sono sospettati di aver evaso le tasse, e Papaconstantinou è accusato di aver rimosso dall’elenco i nomi di alcuni suoi familiari.
L’11 e il 12 gennaio si sono tenute le prime elezioni presidenziali in Repubblica Ceca. L’ex primo ministro socialdemocratico Miloš Zeman, e l’attuale ministro degli Esteri, Karel Schwarzenberg, hanno guadagnato l’accesso al ballottaggio. Si tratta della prima consultazione di questo tipo nella storia ceca, avvenuta grazie a un emendamento alla Costituzione che ha stabilito l’elezione diretta del successore dell’attuale capo dello Stato, Václav Klaus, personaggio politico noto specialmente per le sue posizioni fortemente euroscettiche e per la controversa amicizia con il presidente russo Vladimir Putin.
Barack Obama ha rivelato questa settimana l’atteso pacchetto di norme che andranno a contrastare l’utilizzo e la vendita di armi da fuoco negli Stati Uniti. La necessità di una più severa regolamentazione si era fatta sentire specilmente in seguito al massacro in una scuola di Newtown, Connecticut. Le norme comprendono un insieme di azioni esecutive e leggi tra cui un vero e proprio bando delle armi d’assalto e l’imposizione di controlli più severi.
Il regime cubano ha ammorbido la legislazione riguardante l’uscita dei cittadini dal Paese. È infatti entrata formalmente in vigore la riforma migratoria, annunciata nello scorso ottobre da Raùl Castro. I cubani potranno quindi ottenere il passaporto facendone semplicemente richiesta in uno degli uffici statali. Persistono tuttavia delle categorie a ‘rischio’, per le quali tali facilitazioni verranno difficilmente applicate: i dissidenti politici, i giocatori di baseball e di pallacanestro, molto corteggiati dalle squadre Usa, i militari e gli scienziati di ‘fascia alta’. Nel frattempo, il governo ha confermato lo scoppio di un’epidemia di colera, che ha contagiato almeno 51 persone nel distretto dell’Avana.
Il governo del Pakistan e il leader religioso Tahirul Qadri hanno raggiunto un accordo per porre fine alle proteste che negli ultimi quattro giorni hanno portato migliaia di persone nelle strade della capitale Islamabad. Qadri aveva richiesto che il governo venisse sciolto per essere rimpiazzato da un esecutivo indipendente di transizione e che venissero adottate riforme elettorali per impedire ai politici corrotti di ricandidarsi. Il governo ha accettato di sciogliere l’Assemblea nazionale pochi giorni prima della scadenza del suo mandato a marzo, creando un cuscinetto di 90 giorni prima che vengano tenute le elezioni.
Il nuovo premier giapponese Shinzo Abe ha annunciato che stanzierà 116 miliardi di dollari al fine di innalzare il Pil del Paese di 2 punti percentuali e creare 600 mila posti di lavoro. L’annuncio ha portato una ventata di ottimismo nel Paese del Sol Levante, anche se sarà un colpo non da poco per le già dissestate casse dello Stato, che lamenta già un rapporto debito/Pil al 220 per cento.
Il livello di inquinamento a Pechino si è abbassato leggermente lunedì 14 gennaio dopo il picco di sabato scorso, restando comunque al di sopra della norma. Secondo i dati ufficiali, la densità delle polveri sottili è scesa lunedì a 350 microgrammi per metro cubo, dai 700 raggiunti nel fine settimana scorso. Il livello di sicurezza stabilito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità è pari a 25. Per la prima volta le autorità cinesi hanno ammesso l’entità del problema, invitando i cittadini ad adottare misure mirate a tutelare la propria salute.
Mercoledì 16 gennaio un commando di una sessantina di miliziani islamici ha preso in ostaggio 41 occidentali e centinaia di algerini in un sito di estrazione del gas nel Sahara algerino. L’esercito ha circondato l’impianto e, dopo alcune ore di scontri, il bilancio era il seguente: 30 ostaggi e 11 terroristi morti, molti altri feriti. Almeno 40 persone sarebbero ancora nelle mani dei terroristi islamici.
Un carico di due tonnellate contenente 600 pezzi d’avorio è stato sequestrato nel porto keniota di Mombasa. Secondo fonti della polizia portuale citate dalla stampa internazionale, il carico proveniva dalla Tanzania ed era destinato all’Indonesia. Un’inchiesta è stata aperta per identificare i proprietari del carico dato che i documenti di bordo non hanno finora consentito di risalire ai responsabili del trasporto illegale. Nelle ultime settimane la dogana di Hong Kong ha bloccato diversi carichi di avorio provenienti da Kenya e Tanzania.
Anglo American Platinum, il più grande produttore di platino del mondo, chiuderà quattro miniere in Sudafrica e ne venderà un’altra, tagliando di conseguenza 14 mila posti di lavoro. La società ha fatto sapere di aver preso la decisione a seguito di una revisione finanziaria, da cui sono emerse operazioni poco remunerative nelle cinque miniere.