Il mondo questa settimana 10
In Russia è stata approvata una controversa legge riguardante le adozioni. Secondo il testo normativo (che, questa settimana, ha ricevuto l’appoggio della camera alta, nonchè la firma del presidente Vladimir Putin) i bambini russi non potranno essere dati in adozione a cittadini statunitensi. La legge, che entrerà in vigore il 1 gennaio 2013, è stata definita oltraggiosa da numerosi gruppi di difesa dei diritti dei bambini: come prima conseguenza, le pratiche di 52 adozioni verranno bloccate, e gli orfani russi destinati a famiglie americane resteranno in patria.
Il premier italiano Mario Monti,recentemente dimessosi, ha annunciato la sera di Natale, tramite il social network Twitter, che ‘salirà’ in politica. Dopo la caduta del suo governo tecnico, Monti avrebbe deciso di correre per un secondo mandato nelle prossime elezioni di febbraio, esternando l’intenzione di raccogliere attorno a sè coloro che dimostreranno un sostegno alla sua ‘agenda’, che tocca svariati temi: dallo sviluppo economico alla finanza, dalla corruzione all’evasione fiscale.
Allo scoccare della mezzanotte del 31 dicembre inizierà ufficialmente negli Stati Uniti la discesa nel ‘fiscal cliff’, che potrebbe comportare un rischio verosimile di recessione qualora il Congresso non intervenga prontamente con misure di salvataggio. Il presidente Barack Obama, rientrato in anticipo dalle vacanze natalizie, si è recato già il 27 dicembre alla Casa Bianca, dove ha tentato di portare avanti un ultimo negoziato. Tuttavia le precedenti frizioni con lo speaker della Camera, John Boehner, non hanno facilitato la delicata manovra e oggi, alle 15 ora locale, Obama incontrerà i leader del Congresso – John Boehner, Harry Reid, Mitch McConnell e Nancy Pelosi – in un estremo tentativo di raggiungere un accordo che possa evitare il ‘fiscal cliff’.
Il 27 dicembre 2007 venne uccisa a 54 anni Benazir Bhutto, nel corso di un attentato suicida in cui persero la vita altre 25 persone. La prima e unica donna a diventare primo ministro del Pakistan (e prima donna eletta primo ministro in tutto il mondo musulmano) è stata ricordata in una serie di manifestazioni nel giorno del quinto anniversario della sua morte. Il figlio Bilawal Bhutto Zardari ha pronunciato in questa occasione il suo primo discorso politico ufficiale, promettendo un impegno costante nel combattere la militanza islamista per proteggere la democrazia.
Gli ultimi casi di violenza sulle donne in India hanno scatenato un’ondata di forti proteste a Nuova Delhi e altrove. Alla vicenda di una studentessa 23enne vittima di uno stupro di gruppo su un bus e ridotta in fin di vita (tanto da essere trasferita in un ospedale di Singapore) sono seguiti altri episodi simili che hanno portato i cittadini all’esasperazione. Il Parlamento ha dedicato delle sedute straordinarie per discutere dell’accaduto e per cercare di far fronte a una problematica sociale di rilevanza sempre maggiore.
Una nuova strage ha insanguinato la Siria: il 26 dicembre un bombardamento effettuato dall’artiglieria del regime sulla provincia di Kahtaniyeh ha provocato la morte di 17 bambini su un totale di 40 vittime. In 21 mesi di conflitto si sono raggiunti, secondo l’Osservatorio siriano dei diritti umani (Osdh), i 45 mila morti. Negli ultimi giorni il regime di Assad ha subito un’altra defezione nei ranghi dell’esercito, con le dimissioni di Abdul Aziz Jassem al-Shallal, capo della polizia militare.
La nuova Costituzione egiziana promossa dalla maggioranza islamista è stata approvata con un referendum dal 63,8 per cento dei votanti. L’affluenza alle urne è stata però molto bassa: solamente un 32,9 per cento della popolazione avrebbe partecipato alla consultazione. Prima di apporre la sua firma sul nuovo testo costituzionale, il presidente egiziano Morsi ha dichiarato che il referendum si sarebbe svolto in una ‘trasparenza totale’; nonostante ciò Usa e Unione Europea hanno lanciato appelli affinchè il presidente metta fine alle divisioni, allarghi la base del sostegno politico e ristabilisca la fiducia nella democrazia.
In Repubblica Centrafricana, a partire dal 10 dicembre, un gruppo di ribelli chiamato Saleka si è impadronito di alcune città nel nord del Paese e sta attualmente avanzando verso la capitale, Bangui. L’Onu ha lanciato l’allarme e il Consiglio di Sicurezza ha invitato i ribelli a cessare le ostilità, cercando un compromesso pacifico. Tuttavia la loro avanzata continua, tanto che il presidente François Bozizé ha chiesto aiuto a Usa e Francia e l’ambasciatore americano e il suo personale diplomatico hanno lasciato il Paese africano.