Ad un anno di distanza dal tifone Haiyan, le Filippine si sono ritrovate nuovamente sotto la minaccia di un evento naturale catastrofico. Come si è discusso anche nella prima settimana di negoziati sul clima (Cop20, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, quest’anno in Perù) alcune regioni del mondo, tra cui l’Asia, sono più a rischio e saranno, come già evidenziato dal Rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), sempre di più scenario di catastrofi naturali. Secondo l’IPCC, il global warming sta interessando gran parte dell’Asia, causando la diminuzione di giorni e notti fredde, e facendo aumentare invece le giornate e le notti calde. Sempre in Asia, si è assistito ad un incremento dei disastri legati al clima tra il 2000 e il 2008.
Nello scorso weekend le Filippine sono state colpite dal tifone Ruby (conosciuto internazionalmente anche con il nome di Hagupit). Con venti ben oltre 205 chilometri orari – sono stati registrati picchi di 215 km/h – il tifone ha attraversato tutto il paese da est verso ovest, dalla regione del Visayas Orientale, passando in fase di uscita anche nei pressi di Manila, la capitale. Dal diametro complessivo di 600 km, il tifone spostandosi molto lentamente attraverso le Filippine, ha battuto alcune delle regioni più popolose, rappresentando un pericolo potenziale per circa 50 milioni di persone.
Pur essendo stato declassato da “supertifone” a tempesta tropicale, Hagupit ha colpito – secondo i dati diffusi dal Governo filippino – oltre un milione di persone: quasi 700mila gli evacuati solo nella regione del Visayas. Mercoledì la Croce Rossa Internazionale ha inoltre confermato a 27 il numero delle vittime, nell’isola orientale di Samar, che è stata la più colpita. Sempre da ieri sono state riaperte scuole e uffici governativi, strutture amministrative e mercati finanziari hanno ripreso le loro attività. Diciassette provincie del’arcipelago Visayas e Luzon rimangono ancora senza elettricità e con problemi di comunicazione; le isole barangay (la più piccola unità amministrativa delle isole Filippine) sono ancora inaccessibili, a causa dei forti venti e del mare mosso.
Anche alla luce di quanto avvenuto un anno fa, con il tifone Haiyan, in questa occasione la risposta alla catastrofe è stata di maggior efficacia. Il governo, per esempio, si è fatto trovare ben più preparato dal susseguirsi degli eventi; le evacuazioni preventive, che sono state adottate già dalla giornata di domenica, sono state determinanti per salvare la popolazione. Scuole e chiese sono state usate come rifugio soprattutto per le comunità più povere. “Il tifone Hagupit (Ruby) è stata la prova del nove. La prova di una ricostruzione che deve essere sempre migliore e di una sempre maggiore preparazione ad affrontare i disastri naturali” dichiara Joyce Laker, Country Programme Manager di ActionAid nelle Filippine.
Un anno fa, a seguito di Hayan, ActionAid ha iniziato un programma triennale di sostegno per le comunità colpite. ActionAid insieme ai partner locali (UNOCHA, ChristianAid) ha garantito e sta garantendo beni di prima necessità: cibo, acqua e kit per l’igiene. Il problema principale ad oggi rimane quello dell’interruzione dell’elettricità e dell’allagamento di molte vie di comunicazione principali e secondarie. Grazie ad un accordo con l’aviazione nazionale, l’organizzzaione è riuscita a raggiungere anche le zone rese inaccessibili via terra di Saman, Latye, Iloilo e Antique, utilizzando come punto di partenza l’aeroporto internazionale di Macta-Cebu.