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Guerriglia urbana in Tunisia

Duri scontri tra la polizia e i salafiti di Ansar al Sharia, che hanno sfidato il divieto di manifestare imposto dal governo

Di Gualtiero Sanfilippo
Pubblicato il 20 Mag. 2013 alle 12:03 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 17:08

La polizia tunisina e i sostenitori di Ansar al-Sharia sono stati i protagonisti di violenti scontri, in seguito al divieto imposto sul raduno annuale del gruppo islamista. Gli scontri hanno causato la morte di un giovane di 27 anni, Moez Dahmani, mentre 14 sono le persone rimaste ferite (11 poliziotti e 3 manifestanti).

Il governo ha negato l’autorizzazione per il raduno, ma i manifestanti si sono presentati in massa, così da costringere la polizia tunisina a intervenire con i gas lacrimogeni. “Non abbiamo bisogno di autorizzazione, questa ci è stata concessa da Dio”, ha detto un manifestante.

Due i fronti degli scontri: il primo nel centro della città di Kairouan, proprio il luogo designato come centro del raduno, dove i salafiti hanno lanciato pietre contro la polizia; il secondo nel quartiere di Ettadamen di Tunisi, dove i sostenitori hanno eretto delle barricate e hanno inneggiato alla caduta del “tiranno”, provocando la polizia che è intervenuta con i gas lacrimogeni e con alcuni spari in aria con l’obiettivo di far disperdere i manifestanti.

Questo duro intervento da parte del governo tunisino è il risultato dell’inasprirsi dei rapporti tra Ansar al-Sharia e il partito islamista al governo Ennahda. Ansar al-Sharia è considerato il gruppo più radicale emerso dopo la rivoluzione del 2011.

“Ansar al-Sharia è un’organizzazione illegale che sfida e provoca l’autorità dello Stato”, ha detto Ali Larayedh, primo ministro tunisino. “Una minaccia per la sicurezza pubblica”, ribatte il ministero degli Interni.

Nel frattempo, Seiffedine Rais, portavoce del gruppo dei salafiti, è stato arrestato mentre faceva jogging di fronte alle forze di polizia, che hanno giudicato quest’azione come una vera e propria “provocazione”.

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