Il calcio può spiegare l’Europa meglio di quanto abbiano fatto le recenti elezioni europee? Sicuramente è interessante guardare ai risultati della ricerca “Gli europei e la Coppa del Mondo” portata avanti dal gruppo FREE (Football Research in Enlarged Europe), che riunisce studiosi provenienti da diversi paesi con l’obiettivo di rispondere alla domanda di ricerca: fino a che punto il calcio contribuisce allo sviluppo di un’identità europea?
Al centro dell’indagine sono finiti i prossimi Mondiali di calcio, che cominceranno fra poco più di una decina di giorni in Brasile. In tutti i paesi qualificati, più del 50% della popolazione dichiara che guarderà la Coppa del Mondo; scarso appare invece, con l’eccezione della Danimarca, l’attenzione in quei paesi la cui nazionale ha fallito la qualificazione. Curiosamente fra le cinque “grandi” d’Europa (sportivamente parlando) l’Italia si segnala per la bassa percentuale di popolazione (54% – contro l’82% della Germania) intenzionata a guardare i Mondiali e in cui, più in generale, l’interesse per il calcio appare in calo.
Nonostante questo gli italiani sono fra i più ottimisti, secondi solo agli spagnoli, nella convinzione che la squadra ottenga per lo meno la semifinale. Più pessimisti appaiono invece i francesi e gli inglesi. Tutti i paesi coinvolti nell’indagine concordano nell’indicare il Brasile sia come la squadra favorita per la vittoria finale, sia come la più “gradita” e “simpatica” oltre alla propria.
Gli italiani poi appaiono sorprendentemente più moderati di turchi, danesi e spagnoli ma anche di inglesi e francesi nel gestire le emozioni calcistiche, anche se i più “freddi” e “distaccati” appaiono tedeschi e austriaci. Tuttavia ai Mondiali il tifo per la nazionale resta sicuramente maggioritario visto che un 61% degli intervistati (contro il 43% dell’Inghilterra e il 40% della Francia) individua l’Italia come nazionale “preferita”.
Insomma dall’indagine del gruppo FREE appare un Italia assai meno calcio-centrica di quanto non si credesse. La calciofilia italiana appare nella media europea. Resta da capire se il buono, ma non straordinario, attaccamento alla nazionale azzurra (recentemente segnalato anche da Cesare Prandelli) deriva dai risultati recenti ottenuti dalla nazionale (peraltro tutt’altro che deprecabili), o da una più generale disaffezione della popolazione italiana dallo sport nazionale dovuta ai recenti episodi di corruzione, di violenza e alla burocrazia che non facilita l’accesso agli stadi