Segnamoci tutti le date storiche di questo 2013 perché le studieranno anche i nostri pronipoti, se mai saremo una generazione che avrà il privilegio di conoscere i figli dei figli dei nostri eventuali e, nel caso pochi, figli.
A febbraio, due settimane prima delle elezioni, a sorprenderci è stato papa Benedetto XVI. Anche se la sua non è stata una mossa unica nella storia del Vaticano è stata una sorpresa che in pochi si sarebbero aspettati. Il reggente del Vaticano ha capito che l’età che avanza può essere un bastone tra le ruote per chi deve guidare una vettura che gira per il mondo.
Ieri a sorprenderci è stato Giorgio Napolitano che salendo le scale dell’altare della patria molto più atleticamente di molti vent’enni ha quasi voluto rassicurarci che l’età che avanza … non sarà un grosso ostacolo per un uomo che ha una storia alle spalle come la sua. Re Giorgio ( non ho ancora capito che numero seguirà a questa dicitura) , il primo presidente Bis della storia dell’Italia unita, ha ora sciolto ogni dubbio su quell’articolo della Costituzione che non si pronunciava esplicitamente sulla possibile rielezione del capo di stato.
Insomma, camminando in zona Vaticano è come se ci si sentisse dire…”uomo…anche se miri alla santità ricordati che hai dei limiti.” Ma appena si attraversa il Tevere, si arriva davanti a Palazzo Chigi e mentre si guarda il colle del Quirinale ( che una volta … guarda caso … era la residenza del Papa) si sente una voce molto più sicura di sé che dice “uomo … ricorda di essere uomo e di non farti intimorire dalle difficoltà portate dall’età che avanza.”
La questione centrale però non è quella generazionale … perché l’Italia è da anni un paese fatto su misura per vecchi che invoglia i suoi giovani a fare le valigie. Vi è qualcosa di molto più serio e profondo che rimanda alla comprensione dell’epoca politica che stiamo vivendo.
Nell’apatia totale degli ultimi anni, è innegabile che la maggioranza della popolazione italiana si aspettava un 2013 di cambiamento. Se lo aspettava mentre seguiva le primarie del Pd, mentre si incamminava a votare e, soprattutto dopo aver visto i risultati elettorali. Dalle urne sono usciti numeri strani che alla nostra cara classe politica che vuole la vita comoda non sono piaciuti. Numeri non chiari…ma che parlavano chiaro: o si cambia qualcosa o qui non si va avanti.
Eppure è come se in queste settimane di consultazioni, incarichi a saggi tenuti a debite distanze da sagge, guerre fratricide dentro partiti democratici ed epurazioni dentro movimenti che chiedono dialogo, ma non lo permettono al loro interno … noi cittadini siamo stati tenuti in disparte, alcuni dicono che siamo stati ignorati, altri dicono tutelati e guidati dalla nostra classe politica.
Io dico solamente che non siamo stati capiti. Non è stato capito che l’illusione di partecipazione e di cambiamento che abbiamo annusato non si puó spegnere con il ritorno a un passato prossimo che di certo è piú sicuro dello sbando nel quale il paese andava…ma che non è quello che la maggioranza degli italiani ( adulti e anziani piú che giovani ) ha chiesto.
In molte occasioni, scrivendo di Egitto e raccontando la cronaca di quella transizione dolorosa che continuo a cercare di raccontare, ho citato quella frase del Gattopardo dove il principe di Salina dice chiaramente che “ tutto cambia affinché nulla cambi”. Dal Cairo continuo a raccontare la resistenza e l’attivismo di quei giovani che non si stancano di fare il possibile affinché questa frase non diventi realtà.
E noi giovani italiani dove siamo? Che siamo nel post politica tradizionale mi sembra evidente. Ma lo stiamo facendo vedere o siamo assuefatti da questa gestione anacronistica del paese che fa tirare un sospiro di sollievo alla classe politica … ma che a noi sta stretta?
Se la politica di oggi non è in grado di cogliere lo spirito del momento stiamo ad aspettare che il teatrino politico ci faccia vedere tentativi di cambiamenti alquanto falsi per poi non cambiare nulla?
Mi chiedo se non sia giunto davvero il momento di porsi domandi anti-conformiste, che forse sono piú razionali di quelle a cui cercano di dare affannosamente risposta quasi tutti i nostri politici. Mi chiedo , per esempio, se non era meglio cercare di ascoltarle le urne, fermarsi a capire il messaggio che ne è uscito e cercare degli spiragli di cambiamento che forse … avrebbero portato un po’ di luce.
Come faccio da anni, mi chiedo dove sono i miei coetanei, rintanati in quale certezza che li ferma dal fare sentire la loro voce in modo propositivo, non ideologico e incendiario.
Mi chiedo infine … che cosa provano quanti nel profondo del cuore hanno passione politica e in questi mesi hanno sentito anche solo per un secondo un leggero profumo di cambiamento . Sono pronti a dire che si trattava solo di un’illusione?
I ragazzi di piazza Tahrir no.
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