Partiamo dalla notizia: Il gruppo jihadista di Jabhat alla Nusra apre un ufficio reclami a Raqqa, nel Nord Est della, zona recentemente conquistata. La fonte è il quotidiano britannico Telegraph, in particolare l’inviato Richard Spencer appena rientrato da una recente missione nella zona. La notizia quindi non è una bufala, e merita di essere commentata per due motivi: il primo è legato alla sua forte valenza comunicativa, il secondo al suo significato reale.
Jabhat al Nusra ha gruppi (brigate) sparse in tutta la Siria, ma in quella zona in particolare ha ottenuto il controllo assoluto (dopo essersi battuta contro la brigata al Faruq dell’Esercito siriano libero) da marzo scorso. Recentemente hanno proclamato uno stato islamico (di cui non si conoscono bene i confini) e la sharia.
Va specificato però che l’applicazione del diritto islamico interpretato da al Qaeda ha davvero poco a che vedere con l’applicazione consuetudinaria del diritto coranico.
Ad ogni modo, che piaccia o no, ora loro rappresentano la legge. Ma è proprio questo il punto: piacciono o non piacciono questi mujaheddin impavidi, instancabili combattenti anti corruzione? Popolari fino a pochi mesi fa, i membri di Jabhat al nusra hanno saputo conquistare i consensi della gente distribuendo il pane a prezzo calmierato (indubbiamente sequestrare i rifornimenti di farina deve aver aiutato).
Hanno improntato poi i loro tribunali, dove la gente assetata di giustizia trovava sempre una risposta ai problemi. Ti hanno rubato la macchina? Jabhat te la ritrova. Un vicino di casa sconfina e ti ruba le rape nell’orto? Jabhat lo individua e lo se non la smette lo prende a frustate. Hai un figlio adolescente che non trova lavoro? Esiste anche l’ufficio reclute per lavori di bassa manovalanza. Hai un parente esanime e non riesci a portarlo all’ospedale? Ci pensa Jabhat con la sua ambulanza.
È così che il braccio siriano di al Qaeda è diventato popolare. Ma ci è voluto poco tempo per mostrare la vera faccia, antidemocratica e violenta. Pochi mesi “di governo”. Ora la popolazione li odia. Per diverse ragioni: nelle zone toccate meno dai combattimenti le persone vogliono ricominciare a vivere normalmente e questo vale anche per molti abitanti di Aleppo che non vogliono rendere conto ad un mujahedin bosniaco dei propri spostamenti. Aleppo è una città con 7.000 anni di storia, gli aleppini hanno un certo orgoglio che si concilia poco con le nuove regole urbane.
Il fatto che la città sia in guerra non significa infatti che le persone abbiano smesso di essere quelle di prima. L’invenzione dell’ufficio reclami, quindi, non è altro che un’ammissione evidente del loro totale fallimento. Una bella soluzione di facciata per far vedere che per loro la giustizia è una priorità. Già, ma quale giustizia?
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