Una commissione australiana incaricata di indagare sugli abusi sessuali su minori da parte di membri della Chiesa cattolica in Australia ha svelato lunedì 6 febbraio 2017 che tra il 1980 e il 2015 si sono verificati 4.444 presunti episodi di pedofilia.
Gli abusi sono avvenuti in oltre mille istituti. L’età media delle vittime è di 10 anni e mezzo per le bambine e 11 e mezzo per i bambini, che rappresentano la maggioranza.
Sono stati identificato 1.900 colpevoli, mentre circa 500 non hanno ancora un nome. Il 32 per cento sono frati, il 30 per cento preti, il 29 per cento laici e il 5 per cento suore.
Tornando indietro fino al 1950, emerge che da allora a oggi il 7 per cento dei preti cattolici australiani si è macchiato di pedofilia. In alcune diocesi, la percentuale sale al 15 per cento, con una concentrazione a Sale e Sandhurst, nello stato di Victoria, a Port Pirie, nello stato del South Australia, e a Lismore e Wollongong, nello stato del New South Wales.
Alcuni ordini sono stati coinvolti più di altri: il 40 per cento dei religiosi appartenenti all’ordine di St John of God Brothers sono ritenuti colpevoli di abusi su minori insieme al 22 per cento dei Christian Brothers e al 20 per cento dei Marist Brothers, entrambi impegnati nella gestione di istituti scolastici.
Ma ciò che è emerso dal lavoro della commissione è anche la volontà delle autorità religiose di liquidare le accuse delle vittime senza approfondire.
“I bambini sono stati ignorati o peggio puniti. Le accuse non sono state investigate. I preti e i frati sono stati trasferiti. Le parrocchie e le comunità dove sono stati mandati non sapevano nulla del loro passato. I documenti non erano conservati o venivano addirittura distrutti. Ha prevalso il silenzio e la volontà di coprire i fatti”, ha dichiarato il membro della commissione reale Gail Furness.
**Non restare fuori dal mondo. Iscriviti qui alla newsletter di TPI e ricevi ogni sera i fatti essenziali della giornata.**