Venerdì 26 febbraio 2016 la Fifa si riunirà nella sua sede di Zurigo per eleggere il suo nuovo presidente.
Le elezioni sono la diretta conseguenza degli arresti di alcuni membri della Fifa del 27 maggio 2015 e delle successive “lunghe dimissioni” dell’appena rieletto Presidente Sepp Blatter.
Nei mesi successivi i vertici della Fifa sono stati ulteriormente “decapitati” dall’interno, a seguito delle decisioni del Comitato etico. Dopo la sospensione del Segretario Generale, Valcke, a dicembre è stata la volta anche di Blatter. Curiosamente la sospensione non ha colpito solo l’ex Presidente ma anche il suo principale antagonista, Platini.
Oggi la Presidenza ad interim è in mano al camerunense Issa Hayatou, presidente della Confederazione africana di calcio dal 1988. Non certo la persona più limpida per guidare una transizione, specie se si pensa alle pregresse accuse di corruzione.
Le Federazioni appartenenti alla Fifa sono 209 ma solo 207 saranno quelle chiamate ad esprimere un voto. Infatti sia il Kuwait sia l’Indonesia sono al momento sospese per interferenze governative
Diventa così 104 il numero magico necessario per ottenere la maggioranza per succedere a Blatter.
Difficilmente vedremo un’elezione al primo turno (sarebbero 138 in quel caso i voti necessari) anche perché i candidati in lizza sono addirittura cinque:
Jérôme Champagne (Francia)
Diplomatico francese. Prima di iniziare la propria carriera alla Fifa fu consulente del Comitato organizzatore dei Mondiali di Francia 1998. Data la sua esperienza diplomatica dal 1999 al 2002 è stato consigliere internazionale di Blatter, dal 2002 al 2005 segretario generale aggiunto, dal 2005 al 2007 delegato del Presidente e infine direttore delle relazioni internazionali della Fifa dal 2007 al 2010. Dopodiché Champagne si è messo in proprio lavorando come consulente. Al momento le sue chance di elezione sono poche o nulle.
Tokyo Sexwale (Sud Africa)
Pur essendo l’unico candidato africano non viene considerato fra i favoriti. Certo, può giocarsi la carta della Prigionia a Robben Island, ma il solitamente compatto “blocco africano” non sembra aver trovato in questo politico e imprenditore sudafricano l’uomo giusto per succedere a Issa Hayatou. Quella africana, con ben 54 voti, è la confederazione che se si presentasse unita potrebbe spostare in maniera decisiva l’esito del voto. Al momento non sembrerebbe essere così. Da tempo si susseguono voci di un ritiro di Sexwale dalla corsa alla Fifa ma ciò non è ancora avvenuto.
Principe Ali bin al-Hussein (Giordania)
Al principe giordano va sicuramente l’indiscusso merito di aver impedito a Blatter una vittoria al primo turno a Blatter alle elezioni del 29 maggio 2015 vinte comunque dallo svizzero, nonostante gli arresti e gli scandali legati alla corruzione. Eppure sembra difficile che al-Hussein possa ottenere nuovamente 73 voti. Molti di quei voti, infatti, erano europei e i membri dell’Uefa, pur privati dell’opzione Platini, sembrano quasi tutti convergere verso Infantino. Al momento comunque il principe giordano è l’unico che ha portato nel dibattito temi quali la trasparenza e l’accountability (ha proposto persino un’urna anti-brogli). Probabilmente queste sue uscite saranno dannose alla sua elezione, tuttavia è l’unico dei candidati che sembra almeno in parte muoversi in una direzione riformista. Quasi sicuramente non vincerà, ma potrebbe essere decisivo nel togliere voti fondamentali ad Al-Khalifa.
Gianni Infantino (Svizzera)
Ha avuto endorsement pubblici da parte di molte federazioni europee e appare il più serio rivale dello Sceicco Salman. Cresciuto all’ombra di Michael Platini come Segretario Generale dell’Uefa ha beneficiato della sospensione imposta a Platini dal Comitato etico della Fifa, per tentare il grande salto. Negli ultimi cinquant’anni Havelange e Blatter hanno dimostrato che si può governare la Fifa anche senza il supporto del Vecchio continente ed Infantino appare ben consapevole di questo suo limite ecco perché, dopo essersi assicurato il sostegno delle federazioni europee ora sta cercando di tessere alleanze anche altrove, forte del fatto che – provenendo dall’Uefa – la sua figura dovrebbe rimanere immune rispetto alle indagini di Fbi e polizia svizzera ancora in corso. Per vincere dovrà convincere a convogliare su di lui i voti degli elettori di Champagne, Sexwale e al-Hussain.
Sceicco Salman bin Ebrahim Al-Khalifa (Bahrain)
Presidente dell’Asian Football Confederation, è a detta di molti il grande favorito. Il motivo è semplice: sembra colui che meglio di altri sia riuscito a raccogliere l’eredità di Blatter e a raggruppare buona parte di quel gruppo afro-asiatico in precedenza legato allo svizzero. Se i membri della Fifa vorranno continuare a perpetuare il “sistema-Fifa” facendo finta che dallo scorso maggio nulla sia successo Al-Kalifa sembra essere il candidato migliore. Tuttavia la sua elezione difficilmente spegnerebbe l’attenzione mediatica tanto più che diverse organizzazioni internazionali per la difesa dei diritti umani hanno da tempo denunciato le responsabilità in occasione delle repressioni in Baherein del 2011, quando avrebbe contribuito ad individuare e a far arrestare atleti che avevano partecipato alle contestazioni anti-governative
A meno di un accordo fra Infantino e Al-Khalifa ci si aspetta un testa a testa fra lo svizzero e il bahrainense. Tuttavia, secondo quando detto ai microfoni di Olio di Canfora su Radio Popolare dal giornalista investigativo Andrew Jennings (che ha svolto un ruolo attivo di supporto alle indagini di Fbi e polizia svizzera) queste elezioni potrebbero essere del tutto inutili perché presto ci saranno nuovi arresti. Nel blitz del 27 maggio all’Hotel Baur au Lac infatti sono stati rinvenuti diversi importanti documenti che ora gli investigatori stanno ancora analizzando.
La partita è dunque ancora aperta e le nuove elezioni potrebbero non essere quel momento gattopardesco di svolta per poter tornare al “Business as usual”