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Bilderberg, la lobby

Strategie e congiunture mondiali i temi della riunione dei ricchi e potenti del mondo

Di Lavinia Orefici
Pubblicato il 6 Giu. 2013 alle 21:15

La quiete dopo la tempesta per i settantanove mila abitanti di Watford, paese a nord di Londra, arriverà domenica 9 giugno. Da giovedì 6 e per i successivi tre giorni, una vera e propria bufera mediatica, ma non solo, si abbatterà su di loro.

Il Bilderberg, il club più indecifrabile, ambito e discusso al mondo, che dal 1954 si ritrova annualmente in questo periodo, ha individuato questa volta nel lussuoso hotel “The Grove” il luogo ideale dove convocare la sessantunesima riunione.

Misure di sicurezza imponenti proteggono i partecipanti all’incontro, ovvero l’élite mondiale fra intellighenzia, capitani d’industria e di imperi finanziari, costringendo i malcapitati abitanti a muoversi in casa loro con documenti di identificazione da mostrare ai check-point.

I contribuenti britannici possono tranquillizzarsi sul fatto che questo stuolo di vigilanti non intaccherà le loro tasche perché le spese dei meeting annuali sono a carico dei membri del direttivo del paese ospitante, in questo caso la banca d’affari Goldman Sachs.

Il gruppo, nato in piena Guerra Fredda, deve il suo nome all’albergo dove avvenne la prima riunione, l’hotel de Bilderberg a Oosterbeek in Olanda, fortemente voluta dal politico polacco Josef Retinger, preoccupato per la crescita dell’antiamericanismo in Europa.

L’incontro del ’54, presieduto dal principe Bernardo d’Olanda alla presenza di economisti, banchieri e politici, verteva sul problema del comunismo imposto dall’Unione sovietica a tutti i suoi paesi satelliti.

Nessuna conferenza stampa a margine o dichiarazione ai media è stata mai concessa. I partecipanti agli incontri hanno sempre sostenuto che si trattava di chiacchierate informali e scambi di opinioni, quindi niente di ufficiale. Negli anni la cerchia dei partecipanti è stata allargata fino ad arrivare ai centocinquanta di oggi in arrivo da ventuno paesi. Fra loro ci sono capi di stato, miliardari, tycoon, teste coronate, banchieri, politici e geni dell’informatica, due terzi provengono dal Vecchio Continente e un terzo rappresenta il Nord America, Messico escluso.

Questa linea del club, pieno di fascino per alcuni, ha fatto crescere le teorie dei complottisti, che etichettano i membri del Bilderberg come diabolici, massoni, il governo ombra, l’élite che mira al supergoverno mondiale o addirittura la principale causa della crisi economica attuale.

Per venire incontro a queste teorie abbastanza strampalate e a una più ragionevole trasparenza auspicata dal premier britannico David Cameron, quest’anno il club ha creato un ufficio stampa, composto da volontari, con il compito di distribuire informazioni a giornalisti e fotografi, sempre pronti a contendersi l’ultima parola, più o meno veritiera, di un componte della riunione o ad immortalare un saluto nascosto da un vetro oscurato.

La novità più di spicco dell’edizione 2013 è l’allestimento di un’aerea, fuori dai cancelli dell’albergo, dove si svolgerà il cosiddetto Bilderberg Fringe Festival, una sorta di contro-conferenza con festa inclusa alla quale possono partecipare bloggers, giornalisti, artisti, poeti, e chiunque sia interessato ad esibirsi in analisi alternative dell’evento. Il comitato ha pensato a ogni conforto per gli avventori e sono a disposizione bevande e hamburgers, già battezzati Bilderbergburgers.

Gli invitati alla riunione ripetono sempre orgogliosi che è l’evento più importante a cui partecipare. Già, ma come si fa a fare una nuotata nelle piscine del Grove con Timothy Geithner, ex segretario al tesoro americano, o chiedere a Mario Monti “scusi, ma…..” o vedere a tu per tu l’eminenza grigia della politica a stelle e strisce, Henry Kissinger? È necessario ottenere un invito dal presidente, attualmente ruolo ricoperto dal francese Henri de Castries, amministratore delegato del gruppo Axa, che sceglie anche le tematiche su cui discutere durante le conferenze, eletto dallo Steering Committee, il comitato direttivo.

Un club che apre le porte solo ai vincenti. Gli ospiti vengono scelti in base alle conoscenze ed esperienze riguardo ai temi che verranno affrontati e sono considerati il top nei propri ambiti, o per lo meno così dovrebbero essere. In Virginia, negli Stati Uniti, i commessi della famosa catena Build-a-Bear, il posto dove ogni bambino può creare un orsetto di peluche e personalizzarlo come meglio crede, stanno ancora ridendo al ricordo di quando, lo scorso anno, entrarono in negozio alcuni delegati del Bilderberg, evidentemente in errore, con l’idea di parlare lì, con quel pubblico, della crescita del mondo arabo. La pronuncia è simile, il contenuto per niente.

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