Ieri sera sono stata invitata da un amico inglese a una cena di lavoro, a Beirut. Tra i suoi collaboratori c’era un tale Karim, siro-libanese, che in passato mi aveva fatto capire senza molti giri di parole di volermi conoscere meglio. Per scampare al corteggiamento, prima di andare al ristorante, ho provato coi miei amici a mettere in atto un piccolo piano strategico per evitarlo.
Fatica del tutto inutile, arrivati al tavolo “il mio futuro sposo” aveva tenuto sfacciatamente una sedia libera per me accanto al suo posto. Così iniziamo una conversazione generica sulla situazione in Siria e su come siano aumentati drammaticamente i rischi per i giornalisti. Poi racconta che prima di lavorare per una grande emittente televisiva internazionale come consulente – traduttore – logista, si occupava di tutt’altro. Con estrema gentilezza fingo di seguire il suo discorso ma mi perdo in altri pensieri. Dopo appena cinque minuti però Karim, quest’uomo di 35 anni, visto casualmente due volte in vita mia (decisamente poco attraente) monopolizza la mia attenzione dando il via a una raffica di domande personali.
Quanti anni hai? (30). In cosa sei laureata? (Scienze politiche). Ti piace cucinare? (Ho una decina ricette consolidate oltre le quali non vado). Quanti tipi di pasta sai fare? (Tutti, ho mentito per tagliare corto. Tanto non lo scoprirà mai). Sai fare i tortellini? (No). A dire il vero mi sono un po’ scusata per non saper fare i tortellini, ma ho provato a spiegargli che stendere la sfoglia a mano, al momento, non è esattamente una mia priorità.
Dopo la prima fase d’interrogatorio, provo a prendere fiato. Infilo in bocca un pezzo di agnello alla griglia e inizio una masticazione infinita. Karim però appare tutt’altro che arreso, rifocillato, riparte alla carica con gli occhi ipervigili: Ti piace vivere più in città o in campagna? (In città). Come immagini la tua vita da qui ai prossimi tre anni? (continuerò ostinatamente a fare la giornalista). Ti piacciono i bambini? (Tantissimo, ma non voglio averli con te. Questo però non gliel’ho detto).
Finita la cena, la serata prosegue in un locale, Karim da buon musulmano (come si autodefinisce) si congeda perché non beve alcol. Me ne libero con un gran sorriso. Poi mi fiondo dal mio amico inglese divertitissimo per avermela combinata grossa. “Come è andata?”, chiede con un sorrisetto beffardo. “Bene, mi ha detto che ho dei piedi molto sexy”, rispondo ironica. “ Sì, ma non t’illudere Susan, anche se gli piaci molto, Karim in realtà sta cercando tre mogli”.