Mancano poche ore e l’evento che ci ha portato negli Emirati Arabi Uniti inizierà. L’Arab Media Forum di Dubai inizia all’alba di domani mattina ore e anche da casa potrete seguirlo connettendovi a questo sito o accontentandovi della cronaca che faremo su twitter ( @ragazzitahir @arabmediareport). Una due giorni dedicati a quei media che catturano da sempre la nostra attenzione e che si concluderà con l’assegnazione del 12esimo Arab Journalism Award.
Per qualche giorno ci siamo goduti gli Emirati, nella foschia nella quale si svegliano e si addormentano, nel traffico ordinato delle strade a 6 o 8 corsie, nella ricchezza che ostentano, nei grattacieli che superano quelli degli States, negli stranieri che ospitano (90% della popolazione), nell’eleganza che mostrano e nella complessità dell’immagine che trasmettono.
Un prisma di colori difficili da decifrare a prima vista, quasi quanto è difficile parlare arabo per molte delle strade di Dubai dove gli immigrati locali, soprattutto asiatici, sono certamente la maggioranza. Paese che vai, immigrati che trovi. Paese che vai, cultura che trovi … anche nel mondo arabo, troppo spesso ridotto dai noi in Occidente a un magma di colori indifferenziati dove ogni stato è uguale all’altro.
Beh, anche il più ostinato riduzionista che atterra in questa confederazione di stati dovrà rivedere la sua tesi e ammettere che qui è tutta un’altra cosa. E’ diverso essere nati su un pozzo di petrolio. E’ diverso anche quando si deve sopportare una democrazia non perfetta, che non fa mancare ben poco ai propri cittadini. E’ diverso anche quando il lavoro è una scelta più che una necessità. La fretta sembra non esistere, la stanchezza è raramente visibile e le occhiaie sembrano essere qualcosa di sconosciuto anche se si cercano le apposite creme nelle numerosissime profumerie.
A prima vista brilla tutto, ma non è tutt’oro quel che luccica. Basta allontanarsi 10 metri da un resort per trovare un signore che cerca di venderti un Corano in miniatura ( falso) per due lire. Basta parlare con un paio degli asiatici che fanno andare avanti il paese per capire che sono cittadini di serie B, anche se di lusso.
E’ sullo sfondo di questo panorama di nitide contraddizioni che nasce Masdar, la prima città al mondo 100% green, che sorge a 17 km da Abu Dbahi e si serve esclusivamente di energia pulita. Proprio sul quel deserto ricco di olio nero simbolo delle politiche energetiche dello scorso secolo che viene piantato il seme di uno sviluppo urbanistico completamente in contraddizione con quello attuale che, basandosi sul petrolio, ha reso ricchissimi questi paesi.
Ne parleremo con calma, per ora Masdar si concentra soprattutto attorno al suo Istituto Universitario, ma siamo certi che se ne sentirà parlare.