La definizione identitaria di un Paese non prescinde dalla costruzione o, in alcuni casi, dalla ricostruzione della sua memoria storica e culturale. L’espressione artistica, soprattutto nei Paesi scossi da guerre e turbamenti sociali, consente il recupero della parola e della sua dignità. Nell’era del web, internet diventa uno degli strumenti migliori per soddisfare l’esigenza di censire, “mappare” e archiviare prodotti intelletuali. C’è chi ha approfondito fino alle radici quelli della propria cultura, come il gruppo sloveno Irwin, e chi invece contribuisce alla diffusione di attività e opere di luoghi lontani la cui storia è difficile da comprendere, come il fotografo tedesco Stefan Falke.
Il progetto La frontera: Artisti lungo il confine Messicano degli Stati Uniti di Stefan Falke, ha voluto documentare e ritrarre circa 150 artisti tra le maggiori città Messicane lungo (e poco oltre) i confini degli Stati Uniti. Le testimonianze sono concepite per poter essere catalogate e diffuse in rete: «ho creato questo sito web per il mio progetto a lungo termine La Frontera, per mostrare quanto documentato circa le abbondanti attività culturali di una regione che i media internazionali ritraggono mantenendo l’obiettivo puntato unicamente sui crimini violenti che vengono commessi», scrive Falk sul sito. Il progetto rimane, quindi, in via di perfezionamento: «Per il prossimo step è necessario trovare fondi per la costruzione di un sito bilingue e interattivo».
L’obiettivo di Falk è quello di fotografare ancora più artisti e, possibilmente, di inserirli tutti nel sito. Tra gli autori e le opere c’è Patricia Ruiz-Bayón, una degli artisti più importanti nella località di Matamaroz. L’autrice di recente, nella sua performance 70+2, ha commemorato il massacro di 72 migranti vicino alla città di San Fernando a opera, secondo le autorità Messicane, della gang criminale Zetas. I protagonisti dell’opera sono veri migranti coinvolti dall’autrice: due uomini e una donna che hanno camminato lentamente, scalzi e vestiti di bianco, sulla terra che Ruiz-Bayón ha trasportato dal confine di San Fernando.
Le città che il fotografo tedesco ha visitato con l’intenzione di censirne gli artisti, sono: Tijuana, Tecate, Mexicali, Agua Prieta, Ciudad Juarez, Piedras Negras, Nuevos Laredo, Reynosa, and Matamoros. Quelle poste sul lato statunitense sono Brownsville, McAllen e El Paso.
La necessità di liberare la memoria culturale e di delinearne un albero genealogico sino a oggi, incontra l’opportunità del web. E non solo per quanto riguarda il Messico raccontato da Falk. History is not given. Please help to construct it, si legge sul sito della East Art Map. Nel 2001 il collettivo di artisti e curatori sloveni Irwin ha dato vita alla mappatura universale degli autori e dell’arte prodotta nei paesi dell’est Europeo. Nel caso della East Art Map, il manifesto è chiaro: «ogni singolo gesto di un artista nel processo di civilizzazione dell’Occidente Europeo, è documentato. Lo sapete che non esiste nulla di tutto ciò per l’Est Europeo?».
La libertà d’espressione chiusa in una scatoletta e la selezione dell’ultimo secolo di “cosa è Arte” a opera quasi unicamente di critici e media occidentali, hanno cancellato, nascosto e dimenticato l’arte dei Paesi dell’Europa più fredda e freddamente considerata. E, come nel caso del Messico, l’arte non riesce neppure a valicare i confini.