Tutti li chiamano “Ansaru” ma il loro vero nome è “Jama’at Ansar al-Muslimin fi Bilad al-Sudan”: “Gruppo dei Sostenitori (anche nel senso di “Difensori”) dei Musulmani nei Paesi del Sudan”.
Spiega.
Nei paesi musulmani ma non arabofoni come la Nigeria, l’arabo è usato esclusivamente (o quasi) in ambito religioso.
Lì, insomma, i musulmani usano l’arabo per le preghiere o per leggere il Corano.
L’arabo coranico porta con sé desinenze dimenticate nell’arabo contemporaneo.
Di qui l’arcaismo “Ansaru” in luogo di “Ansar”.
Una “u” in più che, tuttavia, non cambia la sostanza di una denominazione molto vicina ad altre sigle (Ansar al-shari’a, Ansar al-Islam etc.) che vediamo sbocciare in questi ultimi mesi specialmente nel mondo arabo.
Anche gli Ansar al-Muslimin fi Bilad al-Sudan, d’altronde , sono “giovani”, essendo comparsi solo nel luglio scorso (ma il video “di presentazione” comparso su youtube è stato girato qualche mese prima).
Comunque: anche la denominazione geografica che compare nel nome che questi estremisti si sono dati è arcaica: i “Bilad al-Sudan” cioè sommariamente i “Paesi dei neri”, erano per i geografi arabi tutti i paesi della fascia subasahariana.
E, più precisamente, quei paesi dove le carovane degli arabi si spingevano in cerca di oro, avorio e talvolta schiavi.
Un nome che, insomma, risuona “sacro” “antico” e “califfale”, e soprattutto “pre-coloniale” ma, allo stesso tempo, ricorda che in quella “età dell’oro” cui gli estremisti si richiamano i “Bilad al-Sudan” erano alla periferia dell’impero.
Detto questo l’Emiro del gruppo, che si fa chiamare con un nome di battaglia genericissimo come “Abu Muslim al-Ansari”, afferma che l’uccisione dei sette ostaggi “cristiani” è la diretta conseguenza delle operazioni congiunte dell’esercito nigeriano e britannico in risposta al rapimento.
Il comunicato parla di cinque aeroplani britannici atterrati, della presenza di soldati e intelligence, e di operazioni di arresto (anche di donne e bambini) che avrebbero causato anche morti.
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