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Migliora l’alfabetizzazione digitale in Sudan

Il 2014 ha segnato l'aumento della qualità delle connessioni a internet in Sudan

Di Mauro Annarumma
Pubblicato il 2 Mar. 2015 alle 12:02

È uscito il nuovo rapporto di Italians for Darfur ONLUS – “Sudan, Sud Sudan e situazione in Darfur a 12 anni dall’inizio del conflitto” – presentato alla Sala Nassiriya del Senato, a Roma, lo scorso 26 febbraio.

A dispetto dell’aggravarsi della crisi umanitaria in corso – con il suo culmine nello stupro di massa a Tabit, nel nord del Darfur, tra novembre e dicembre dell’anno scorso -, il 2014 ha segnato l’aumento del numero e della qualità delle connessioni a internet in Sudan, e il 2015 si è aperto con la fine dell’embargo statunitense sulle nuove tecnologie dirette al Paese governato da Omar Hassan al Bashir.

In Sudan, su una popolazione di circa 37 milioni, solo il 23 per cento ha accesso a internet, percentuale in crescita rispetto agli anni precedenti, sia da mobile sia da computer, con connessioni dati tra 100MB e 1 GB, contro il 49 per cento in Egitto e il 44 per cento in Tunisia.

L’ultimo rapporto Freedom of the Net del 2014 annovera il Sudan tra gli ultimi Paesi in termini di libertà di stampa e internet, in peggioramento, seppur di poco, rispetto all’anno precedente. Reporters without Borders, nell’ ultimo World Press Freedom Index del 2015, posiziona il Sudan alla 174° posizione su 180, in peggioramento rispetto ai due anni precedenti, ma specifica che nessun giornalista, della carta stampata e di internet, è stato ucciso in tutto il 2014.

Il Servizio di Intelligence Sudanese (NISS) si avvale di una unità specializzata, la Cyber Jihadist Unit, che recluta giovani universitari e agenti addestrati in India e Malesia, e che si sospetta faccia uso di tecnologie sofisticate, spesso di importazione italiana, per filtrare e catalogare i contenuti del web, comprese email e altre comunicazioni internet.

Il principale target dei controlli governativi sono i social network, che sull’onda della “primavera araba”, anche in Sudan hanno avuto un ruolo fondamentale nelle dinamiche sociali e politiche giovanili più recenti.

Sebbene l’accesso ai siti e ai social risulti libero, dal 2012 al 2014 sono stati riportati numerosi casi di account Facebook compromessi con messaggi pro-governativi o denigratori nei confronti del titolare del profilo, come hanno testimoniato i giornalisti sudanesi Khalid Ewais di Al-Arabiya e Khalid Ahmed di Al-Sudani.

Oltre al phishing, uno speciale tipo di truffa mediatica per estorcere informazioni personali, dati finanziari o codici di accesso, secondo quanto rilevato dalle associazioni in loco che hanno raccolto testimonianze e prove, gli agenti del NISS utilizzerebbero i profili privati di figure chiave dell’opposizione e della stampa per pubblicare e diffondere materiale pornografico, segnalando i medesimi a Facebook che, in rispetto del contratto con l’utente, procede alla sospensione degli account indicati.

I titolari dei profili, infine, vengono arrestati e interrogati dagli agenti governativi per divulgazione di materiale offensivo.

Negli ultimi anni, siti come Sudanese-Online e Hurriyat, molto conosciuti anche tra gli emigrati, sono stati hackerati da gruppi ritenuti vicini al governo di Khartoum. Per questo motivo, testate come il Sudan Tribune hanno deciso di trasferire i propri server in Francia.

Il caso più eclatante di controllo di internet, o supposto tale, si è registrato nel settembre 2013, mentre infuriavano le proteste di piazza, con un vero e proprio black-out della rete, usata dagli attivisti per diffondere notizie, video e foto.

In compenso, rispetto alle altre regioni della fascia sub-sahariana, il Sudan migliora nelle comunicazioni e nell’utilizzo di internet in generale grazie ai blog: circa 300 di essi sono registrati nel Sudanese Bloggers Network.

Anche il numero delle testate giornalistiche online è aumentato: solo lo scorso anno hanno visto la luce Al-Tareeg e Sudan Voices.

Nel febbraio 2014, inoltre, il comitato delle comunicazioni chiedeva all’Assemblea nazionale che venissero fermate le attività di spionaggio e di censura su internet.

Infine, il parlamento sudanese ha approvato nel gennaio 2015 una proposta di legge risalente al 2011 sulla libertà di informazione che dovrebbe migliorare la possibilità dei cittadini sudanesi di accedere e pubblicare informazioni sulla carta stampata e online.

Dal 18 febbraio 2015 gli USA consentono l’esportazione di smartphone e pc in Sudan. Questo dovrebbe portare a un aumento dei dispositivi connessi alla rete nei prossimi anni, anche perchè il Paese continua ad investire ingenti capitali nella modernizzazione e nella liberalizzazione dei servizi di telefonia e di provider di connessioni mobili o da computer fisso.

Sudani, Zain, MTN e Canar sono le aziende fornitrici dei servizi di telefonia mobile in Sudan, a costi più competitivi che negli altri Paesi sub-sahariani.

La velocità media della connessione internet in Sudan è arrivata a 3,5 Mbps, un netto salto in avanti rispetto agli anni precedenti.

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