In Australia si è conclusa dopo cinque anni l’indagine della Royal Commission into Institutional Responses to Child Sexual Abuse (Commissione pubblica sugli abusi sui minori) sulle violenze sessuali compiute su minori da parte di rappresentanti della Chiesa cattolica e altre istituzioni statali nel corso di 90 anni.
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L’accusa contenuta nell’analisi degli inquirenti parla di “numerose e persistenti carenze da parte delle istituzioni australiane per mantenere i bambini al sucuro”, oltre a far riferimento a episodi di insabbiamento e alle devastanti conseguenze nello sviluppo di alcune vittime.
Il rapporto si concentra soprattutto sul ruolo della Chiesa cattolica australiana, che nel corso degli anni ha cercato di nascondere gli scandali legati alla pedofilia limitandosi a trasferire i parroci accusati di abusi sessuali.
Secondo la Commissione, la Chiesa ha mostrato “una catastrofica disattenzione” nei confronti del problema, soprattutto negli anni precedenti il 1990.
L’analisi riferisce di decine di migliaia di casi documentati di violenze sessuali su minori. La Commissione ha ascoltato circa ottomila vittime di abusi, il 60 per cento delle quali molestate proprio da membri del clero all’età media di 11 anni.
I violentatori “non erano poche mele marce”, ha osservato il rapporto, secondo il quale il vero numero delle vittime “non si saprà mai”.
Il rapporto include alcune indicazioni utili per contrastare il fenomeno, come l’istituzione di enti e la creazione di leggi per punire insabbiamenti e negligenze.
Secondo gli inquirenti, il celibato rappresenta una fonte di frustrazione rilevante che in alcuni casi può portare a compiere abusi sessuali. Per questo motivo il rapporto avanza l’ipotesi di una sua abolizione, in modo tale da lasciare ai membri del clero la libertà di potere avere relazioni amorose.
Una proposta bocciata da Denis Hart, arcivescovo di Melbourne: “Il rapporto tra Dio e un sacerdote è inviolabile e non può essere infranto”.
Il primo ministro australiano, il cattolico Malcolm Turnbull, ha invitato tutta la cittadinanza a leggere con attenzione il rapporto diffuso: “La Commissione ha fatto luce su una tragedia nazionale. Si tratta di un’encomiabile prova di amore e ringrazio tutti coloro che hanno avuto il coraggio di raccontare le proprie storie”.
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