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Esiste una correlazione tra violenza contro le donne e tasso di disoccupazione maschile?

Credit: Reuters

Negli Stati Uniti, i dati mostrano che meno lavorano gli uomini, più aumentano le discriminazioni di genere. Un professore di scienze politiche ha provato a spiegare il perché

Di Andrea Lanzetta
Pubblicato il 17 Ago. 2017 alle 14:06

Un nuovo articolo pubblicato sull’Harvard Business Review sostiene che esiste una correlazione tra il tasso di disoccupazione maschile e la violenza contro le donne e le molestie sessuali sul lavoro.

Secondo i dati analizzati da Dan Cassino, professore associato di scienze politiche presso la Fairleigh Dickinson University di Teaneck in New Jersey, quando il tasso di disoccupazione degli uomini sposati è doppio rispetto a quello delle donne, raddoppiano anche le denunce per molestie.

Inoltre, le denunce per discriminazioni sessuali sui luoghi di lavoro – presentate alla Equal Employment Opportunity Commission, la commissione federale statunitense sulle pari opportunità – sono aumentate di circa il 10 per cento negli ultimi 20 anni.

“Nonostante tutti i corsi di formazione obbligatori in materia di molestie sessuali che hanno avuto luogo negli Stati Uniti nel corso degli ultimi due decenni, il problema sembra essere peggiorato”, scrive Cassino.

Secondo l’autore, il progresso delle donne verso la parità economica minaccia il ruolo degli uomini sui luoghi di lavoro e la discriminazione sessuale è un modo per riaffermare il predominio maschile nella società.

I dati, provenienti dall’Equal Employment Opportunity Commission e dal Bureau of Labor Statistics, mostrano che i crimini legati alla discriminazione di genere aumentano quando gli uomini occupano un ruolo inferiore nella forza lavoro rispetto alle donne.

Secondo Cassino, a fronte di un tasso di disoccupazione degli uomini sposati all’8 per cento e quello delle donne in generale al 4 per cento le denunce attese per crimini legati alla discriminazione di genere aumentano del 101 per cento. Se il tasso di disoccupazione degli uomini sposati è uguale a quello delle donne in genere, le denunce aumentano comunque del 17 per cento.

Al contrario, se il tasso di disoccupazione degli uomini sposati è inferiore a quello delle donne in generale, qualunque esso sia, le denunce attese per crimini legati alla discriminazione diminuiscono.

Ma perché gli uomini sarebbero più propensi a molestare sessualmente le donne quando si sentono professionalmente inferiori all’altro sesso?

“È tradizionalmente importante per l’identità di genere maschile, specialmente per gli uomini sposati, avere il reddito principale del nucleo familiare e quando questo ruolo viene meno o è minacciato, gli uomini affermano la propria mascolinità  e il proprio predominio in altri modi”, scrive Cassino.

In altre parole, la violenza di genere è generata da una minaccia percepita alla propria identità.

Il professore di Teaneck cita inoltre uno studio del luglio 2011, pubblicato sulla rivista scientifica statunitense Sex Roles, in cui due psicologhe, Leah Funk e Cherie Werhun, mostrano che la situazione psicologica degli uomini ha un ruolo fondamentale nei casi di molestie.

Secondo Funk e Werhun gli uomini che vedono minacciata la propria mascolinità risultano in generale più violenti rispetto ad altri uomini che non si sentono in competizione con figure femminili.

Questa situazione psicologica compromette la capacità cognitiva e indebolisce l’autocontrollo dei soggetti che sentono la propria identità di maschio minacciata. Ma contrariamente alle previsioni, non riducono la violenza delle reazioni degli uomini, anzi la accentuano.

La discriminazione e le molestie sono quindi un modo per affermare potere e controllo e compensare la minaccia alla propria identità, percepita dagli uomini, soprattutto sul lavoro.

“Il denaro è potere e quando gli uomini si vedono negati il controllo in un ambito così importante della vita, cercano di ottenerlo su qualcos’altro”, sostiene Cassino nel suo studio.

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