È stato scoperto il punto debole dei tumori: è una proteina
Buone notizie: è stato scoperto il punto debole dei tumori. Si tratta di una proteina che li aiuta a ‘dosare’ le energie e la sua neutralizzazione, nei topi, ha innescato l’autodistruzione della malattia.
Individuato nel tumore della prostata, è un meccanismo che potrebbe essere comune a molte forme di cancro.
Lo studio
La scoperta, pubblicata sulla rivista Science Translational Medicine, si deve al gruppo di ricerca guidato dall’italiano Davide Ruggero, dell’università della California a San Francisco.
Durante una lunga serie di analisi di centinaia di tumori della prostata umani, i ricercatori hanno individuato due mutazioni genetiche.
Tali mutazioni genetiche alterano l’attività, nelle cellule tumorali, di una proteina chiamata eIF2a, trasformandola in una forma alternativa, P-eIF2a.
Quest’ultima è simile a una proteina prodotta dalle cellule sane in condizioni di stress e che permette alle cellule tumorali di ‘dosare’ l’energia di cui hanno bisogno, «perché in queste situazioni le cellule cercano di non consumarne troppa», ha detto all’Ansa il ricercatore italiano che da anni lavora negli Stati Uniti.
I tumori più aggressivi, che formano anche metastasi, «devono lavorare di più rispetto ai tumori meno aggressivi, spendendo maggiori energie», ha proseguito Ruggero.
Inoltre è stato scoperto che, per crescere velocemente, i tumori hanno imparato a ottimizzare l’uso del carburante, grazie a questa proteina.
Una volta bloccato il meccanismo con una molecola si è visto che i tumori muoiono «perché lavorano troppo e non hanno più energie».
Il tutto fino ad ora è stato testato sui topi ma ora si punta ai test sull’uomo.
La ricerca sulle terapie per la cura dei tumori in Italia
Intanto gli oncologi, tramite l’Aiom (Associazione italiana di oncologia medica), hanno deciso di alzare la voce. Ci sono “troppi vincoli di budget nella scelta delle terapie per la cura dei tumori”.
Per il 43 per cento degli oncologi, infatti, esistono “condizionamenti dai limiti di spesa nelle Regioni”.
Oggi, affermano, possono trascorrere più di mille giorni prima che un farmaco anti-cancro innovativo sia disponibile nel nostro Paese, a volte con grandi differenze tra le varie Regioni.
La distribuzione delle risorse in oncologia, dunque, “costituisce un problema non solo finanziario ma anche sociale ed etico”.
La sfida è dunque “individuare il giusto equilibrio fra immediata disponibilità delle terapie anti-cancro innovative e sostenibilità del sistema sanitario”, le parole di Stefania Gori, presidente Aiom.
“Il ridimensionamento dei prontuari terapeutici regionali potrebbe essere la via da seguire, perché l’inserimento delle nuove terapie in questi elenchi implica inevitabili e inutili tempi di attesa a danno dei pazienti”.